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Smart Card: prosegue l’indagine Ue contro il ‘cartello dei chip’

Unione Europea


Esiste in Europa il ‘cartello dei chip‘? E’ quanto sta cercando di appurare la Commissione europea che ha avviato un’indagine ben 5 anni fa e ha annunciato oggi di aver informato diversi fornitori delle risultanze preliminari relative alla possibile violazione delle norme antitrust.

La cosiddetta ‘comunicazione degli addebiti’, tappa formale delle indagini antitrust condotte dall’esecutivo, è stata inviata a diversi produttori di chip per smart card, come le Sim card dei telefoni cellulari, le schede della Pay Tv, bancomat e carte d’identità.

 

La Commissione europea ha aperto la sua indagine nel 2008 temendo che alcuni fornitori avessero potuto accordarsi o coordinare le loro strategie per mantenere i prezzi su livelli elevati, “in violazione dell’articolo 1010 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dell’articolo 53 dell’Accordo sullo spazio economico europeo”, che vietano le intese e le pratiche commerciali restrittive, informa la Ue in una nota.

 

Tra le aziende coinvolte ci sono STMicroelectronics, Infineon Technologies, NXP e la giapponese Renesas Technology, una joint venture tra Hitachi e Mitsubishi Electric.

 

In un primo tempo, la Commissione aveva valutato la possibilità di poter pervenire a un accordo con le aziende interessate, ma ha reso noto di aver interrotto le discussioni in ragione dello stallo venutosi a creare.

Questo non ha però fermato l’indagine.

“Il fallimento dei negoziati in vista di un accordo non vuol dire che le aziende coinvolte possono farla franca. Un accordo ha comunque l’obiettivo di accelerare la procedura e di renderla più efficace permettendo di raggiungere un’intesa comune riguardo l’esistenza di un cartello e le sue caratteristiche. Visto che quest’obiettivo non è stato raggiunto, la Commissione non esiterà a ricorrere alle normali procedure per perseguire l’infrazione”, ha affermato il Commissario Antitrust, Joaquin Almunia.

 

Le aziende, in caso di riconoscimento dell’infrazione, rischiano una multa fono al 10% del fatturato.

 

 

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