Frequenze Tv, mancanza di regole chiare dietro i gravi ritardi nella riassegnazione dello spettro in Europa

di Raffaella Natale |

La riallocazione dello spettro per i servizi di banda larga mobile sta accumulando ritardi in tutti i Paesi Ue, ma per procedere velocemente servono norme chiare e scadenze obbligatorie.

Unione Europea


Digitale terrestre

Nel 2012, la penetrazione della banda larga mobile ha raggiunto un picco del 47,8% in Europa. Alimentata da una sempre crescente varietà di dispositivi wireless, l’Europa ha visto aumentare a dismisura la domanda di grandi volumi di dati che le reti hanno difficoltà a soddisfare.

In questa linea, la Commissione Ue ha spinto verso il passaggio alla Tv digitale terrestre per aprire la via alla riassegnazione dello spettro (banda 800 Mhz) per nuovi prodotti e servizi.

Nel maggio 2010, Bruxelles ha preso dei provvedimenti riguardanti il dividendo digitale nell’ambito degli obiettivi di lungo periodo dell’Agenda digitale europea, volti all’armonizzazione dell’uso della banda larga per garantire vantaggi sociali e crescita economica. Tuttavia l’assegnazione dello spettro e i piani di attuazione sono rimasti di competenza degli Stati membri.

I Paesi Ue hanno proceduto bene con gli switch-off, rispettando le scadenze fissate, tranne qualche eccezione, ma non possiamo dire lo stesso per la liberazione e l’attribuzione della banda 800 MHz, dove i processi sono purtroppo caratterizzati da grande confusione e ritardo.

 

Stando a quanto riporta Europolitics, la mancanza di deadline precise da parte della Ue ha bloccato i processi in diversi Paesi. Secondo l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo, almeno sette Stati, tra cui Albania, Bulgaria, Grecia, Irlanda, Italia, Polonia, Romania e Spagna, hanno difficoltà finanziarie e problemi di licenza.

Anche l’Italia è in attesa del via libera della Ue al nuovo regolamento dell’Agcom per la gara delle frequenze televisive del digitale terrestre e resta ancora pendente la procedura d’infrazione aperta da Bruxelles (Leggi Articolo Key4biz).

Nonostante 22 Stati membri hanno ormai effettuato il passaggio alla DTT, molti si sono trovati impreparati o comunque hanno sottovalutato i tempi necessari allo spegnimento dell’analogico.

La causa principale di tutti questi ritardi sembra essere la mancanza di un programma obbligatorio e dei termini entro i quali liberare lo spettro per garantirne l’uso ai nuovi servizi di banda larga mobile.

 

Un funzionario della Commissione ha dichiarato che sono state inoltrate diverse richieste di proroga, almeno 14 al momento, ma non tutte verranno concesse e per queste verranno anche avviate azioni legali. Il prossimo mese saranno comunicate le decisioni della Ue.

La Commissione ha fatto sapere che potrebbe concedere alcune deroghe per brevi periodi (massimo un anno), ma solo in presenza di circostanze eccezionali e problemi di coordinazione delle frequenze transfrontaliere che limitano la disponibilità della banda.

Ma le battaglie legali in corso e la confusione che regna sull’argomento hanno portato a mettere in discussione i metodi di assegnazione dello spettro. Significativa a riguardo non solo la procedura aperta contro l’Italia, ma soprattutto quella contro la Bulgaria dove la Ue sta indagando sulla gara pubblica, seguendo un procedimento insolito per gli uffici di Bruxelles.

Tutto questo deriverebbe anche dalla mancanza di regole chiare fin dall’inizio e di una pianificazione certa anche sui processi di autorizzazione.

 

Gli Stati membri sono tenuti a rispettare le disposizioni sulle comunicazioni elettroniche secondo le quali le licenze vanno assegnate in modo non discriminatorio, trasparente ed equo. Resta però che molti leggi nazionali hanno dato differenti interpretazioni a queste regole. La conseguenza è stata quella di una partenza molto disordinata del passaggio al digitale terrestre e dell’assegnazione del dividendo digitale per i servizi broadband in Europa.