Hi-tech: piovono critiche sulla nuova super-lobby di Mark Zuckerberg. Per entrare, ticket da 1 milione di dollari

di Alessandra Talarico |

Primo obiettivo: ottenere una legge sull’immigrazione che favorisca l’ingresso e la permanenza negli Usa di lavoratori altamente qualificati nei settori della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica.

Stati Uniti


Mark Zuckerberg

I ‘nomi nuovi’ dell’hi-tech – da Mark Zuckerberg di Facebook a Reid Hoffman di LinkedIn e Mark Pincus di Zynga – hanno pensato bene di dare vita a una nuova ‘super-PAC’, ossia un gruppo di pressione per influenzare i decisori politici sui temi che stanno loro più a cuore.

Per farne parte, pare sia necessario sborsare 1 milione di dollari e, nonostante questo cospicuo ‘gettone’, non si è nemmeno esenti da critiche. Già, perchè secondo il Financial Times, questa nuova iniziativa rischia di attrarre pubblicità negativa sul settore.

Soltanto invidia degli esclusi? Nel nuovo gruppo, che sarà lanciato formalmente nei prossimi giorni, non sono stati infatti coinvolti gli esponenti della ‘vecchia guardia’ dell’industria, come Oracle, Cisco, Intel – che certo non hanno nulla da imparare in fatto di lobbing – e neanche Google.

Eppure, con un gruzzolo che pare ammonti già a 20-25 milioni di dollari e l’obiettivo di arrivare presto a quota 50 milioni, la nuova super-PAC si appresta a diventare la lobby più ricca della Silicon Valley.

 

Primo target del nuovo gruppo di pressione, la riforma delle leggi sull’immigrazione, che dovrebbe permettere agli 11 milioni di persone senza permesso di ottenere la green card, per vivere e lavorare negli Stati Uniti, o la cittadinanza. Una riforma che, secondo l’accordo bipartisan che sarà presentato la prossima settimana prevede un rafforzamento dei controlli alle frontiere, ma che potrebbe portare a un vistoso aumento del numero di visti disponibili per i lavoratori altamente qualificati nei settori della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica.

Alle aziende hi-tech interessa particolarmente questa riforma per via del flusso di ingegneri stranieri che potrebbe unirsi ai loro team.

 

Per i detrattori, cercare di influenzare Washington su questo tema sarebbe quanto meno arrogante o ingenuo, vista l’ingente ricchezza dei membri del nuovo gruppo e le ampie implicazioni politiche di questa riforma. Del resto, sono molti i gruppi che già si sono spesi per sensibilizzare la politica riguardo la carenza di lavoratori specializzati in ICT (Leggi articolo Key4biz).

 

A capo del gruppo, un ex compagno di Harvard di Mark Zuckerberg, Joe Green, che la scorsa settimana è già stato messo in difficoltà dal sito Politico, che è riuscito a ottenere un memo in cui sosteneva che diversi importanti esponenti dell’industria hi-tech avrebbero messo le loro aziende a disposizione delle cause della super-PAC.

Uno scivolone non da poco per un argomento spinoso e che rischia di trasformarsi in un boomerang, anche se c’è chi sostiene che con tutti quei soldi, un qualche impatto sulle prossime decisioni Zuckerberg & co. riusciranno a ottenerlo.