WhatsApp non è in trattative con Google, ma resta l’app più corteggiata del momento

di Alessandra Talarico |

Facebook sembrava prossimo ad acquisire WhatsApp nei mesi scorsi e non è detto che non torni all’attacco: lo scorso anno Facebook ha sborsato un miliardo di dollari per Instagram, che sulla carta non valeva neanche la metà di quella cifra.

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WhatsApp non è in trattative con Google per un’eventuale vendita dell’azienda. La smentita ai rumors circolati domenica sera (Leggi articolo Key4biz) è arrivata dal responsabile business development di WhatsApp, Neeraj Arora, che ha dichiarato al sito AllThingsDigital che le indiscrezioni diffuse da un report di Digital Trends non sono fondate.

La fonte citata dal sito americano affermava che Google sarebbe stata pronta a mettere sul piatto un miliardo di dollari.

 

WhatsApp è una delle app mobili più popolari al mondo: è in cima ai download a pagamento dell’App Store di Apple in 119 paesi e risulta installata su 100 milioni di dispositivi Android. Il costo per scaricarla sui dispositivi iOS è di 99 centesimi mentre sui device Android, in alcuni paesi, costa 99 centesimi all’anno.

Soltanto nel giorno di capodanno, dall’app sono transitati 7 miliardi di messaggi in entrata e 11 miliardi in uscita.

 

Dopo l’acquisizione di Skype da parte di Microsoft per 8,5 miliardi di dollari, WhatApp resta indubbiamente tra le app più corteggiate del momento: l’anno scorso era Facebook che sembrava prossimo ad acquisirla, per poi dirottare sulla meno nota Beluga.

Non è detto, tra l’altro, che il social network di Mark Zuckerberg non torni all’attacco: nonostante i ricavi dell’app non siano certo proporzionali al numero di utenti, non dimentichiamo che lo scorso anno Facebook ha sborsato un miliardo di dollari per Instagram, che sulla carta non valeva neanche la metà di quella cifra.

Allo stesso modo, quando Google pagò 1,6 miliardi di dollari per YouTube, il sito di video-sharing non generava ricavi, aveva uno staff ridottissimo e sembrava sotto scacco per le diverse accuse di violazione di copyright.

 

Quel che conta, insomma, è la visibilità del servizio, il crescente numero di utenti e la loro ‘fedeltà’, il valore del brand e, soprattutto, togliere l’app dal mercato prima che la compri qualcun altro.