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Telecom Italia: Telefonica pronta a uscire da Telco

Italia


A due giorni dall’atteso Cda in cui verrà anche affrontata anche la possibile integrazione con 3 Italia, si rincorrono le indiscrezioni sui possibili esiti delle trattative tra i due gruppi che, stando a quanto riferito da Bloomberg, potrebbero portare anche a un’uscita degli spagnoli di Telefonica dalla holding Telco.

La ‘bomba’, sarebbe stata riferita all’agenzia da due persone ‘a conoscenza dei fatti’.

“Telefonica – spiega – è pronta a vendere la sua partecipazione indiretta del 10,5% in Telecom Italia visto che non si sono realizzate le sinergie” tra i due gruppi, auspicate al momento dell’ingresso della società guidata da Cesar Alierta nella holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia (controllata insieme a Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo). La partecipazione ha un valore di circa 1,2 miliardi di euro.

 

Al momento, sottolinea ancora Bloomberg, nessuna decisione sarebbe stata presa ma quel che è certo è che la società spagnola, alla luce anche della sua difficile situazione finanziaria, sarebbe riluttante a fare un accordo in cui fossero ventilate ulteriori perdite. L’uscita da Telco, permetterebbe a Telefonica di concentrarsi sul mercato nazionale e su quello britannico, oltre che sull’abbattimento del debito. Target, quest’ultimo, che l’azienda intende realizzare anche attraverso la cessione di asset in Europa, Centroamerica e Asia (leggi articolo Key4biz).

Telefonica è entrata in Telco sei anni fa, battendo il miliardario messicano Carlos Slim, con un investimento da 4,1 miliardi di euro. A febbraio, ha svalutato il valore della partecipazione a 1,2 euro per azione da 1,50 euro.

 

Questa mattina, l’ipotesi rilanciata da Il Messaggero, secondo cui Hutchinson Wampoa sarebbe pronto a rilevare il 29,9% di Telecom Italia, ha portato a un rialzo teorico del titolo di oltre 6 punti percentuali.

Secondo il quotidiano capitolino, nella proposta di memorandum of understanding inviata al presidente esecutivo Franco Bernabè, il patron di Hutchinson Wampoa, Li Ka-Shing, avrebbe avanzato una proposta di acquisto sulle azioni a un prezzo non superiore a 1,2 euro, pari cioè al valore di carico dei titoli da parte dei soci Telco, e a circa il doppio rispetto al valore attuale del titolo. Se così fosse gli azionisti della holding potrebbero evitare di svalutare ulteriormente la quota posseduta nella società visti i bassi prezzi di quotazione del titolo.

Hutchinson Wampoa potrebbe quindi comprare azioni da Telco o da Findim e acquisire la maggioranza relativa della società, anche se il debito di Telecom Italia – di circa 28 miliardi di euro – potrebbe rappresentare un problema anche per un conglomerato della grandezza di Hutchison Whampoa.

 

Il titolo, che stamani è stato congelato dagli scambi per circa 45 minuti, una volta rientrato in contrattazione, ha segnato un progresso fino a 5 punti percentuali a 0,60 euro, per poi riportarsi a +3,83%.

Sulla scia di queste indiscrezioni, Mediobanca guadagna il 3,58%, Intesa Sanpaolo il 3,17% e Generali. l’1,37%.

 

In una nota di questa mattina, intanto, Telecom Italia ha ribadito che “tra la Società e il Gruppo Hutchison Whampoa sono in corso contatti preliminari non vincolanti, volti a verificare la fattibilità di un percorso di integrazione”. 

 

Resta da vedere quale sarà l’esito delle trattative in Cda: Il Sole 24 Ore ipotizza un possibile parere positivo dell’imprenditore franco-tunisino Tarak Ben Ammar, che a suo tempo si era detto favorevole anche al possibile ingresso del magnate egiziano Naguib Sawiris, patron di Orascom Telecom.

L’opzione potrebbe essere accolta favorevolmente anche dai piccoli azionisti di Asati, che venerdì – appena Telecom su richiesta Consob ha confermato i contatti preliminari con Hutchinson Wampoa – hanno espresso fiducia nelle strategie del presidente esecutivo Franco Bernabè per quanto un potenziale accordo economico-industriale con un socio estero.

“Considerata la criticità della situazione attuale”, scriveva l’associazione, “Asati si opporrà con tutti i mezzi e in ogni sede a eventuali ulteriori veti pregiudiziali dell’azionista di riferimento sia verso ogni tipo di accordo, sia verso qualsiasi aumento di capitale, poiché è convinta che proprio tali atteggiamenti, ispirati più a interessi di parte che a interessi reali di Telecom Italia siano le cause più importanti delle attuali criticità della società”.

 

Resta inoltre da valutare la fattibilità dell’operazione sul piano antitrust, visto che i due gruppi messi insieme controllerebbero il 45% del mercato mobile italiano.

 

Il Cda di Mediobanca che si è riunito nel primo pomeriggio per dare l’assenso all’aumento di capitale e al rifinanziamento di RCS, non ha invece preso in esame il dossier Telecom Italia. “Non se ne è parlato”, ha riferito un consigliere di amministrazione, aggiungendo: “E’ un mosaico. Se cade un pezzo, cade tutto. Penso che si comporrà”.

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