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Mobile app: nuovo disegno di legge californiano sulla privacy fa infuriare gli OTT

Stati Uniti


Gli Over the Top americani, Google e Facebook in primis, potrebbero essere obbligati a rivelare agli utenti quali dati personali sono stati raccolti e condivisi, e con chi.

Lo prevede il disegno di legge “Right to Know Act”, presentato a febbraio dalla deputata democratica Bonnie Lowenthal, in base al quale le internet company dovranno rendere noti, agli utenti che ne facciano richiesta, quali delle loro informazioni – dalle preferenze di acquisto ai ‘like’, dal posizionamento geografico all’orientamento sessuale o religioso – hanno collezionato e cosa hanno divulgato a terze parti (agenzie pubblicitarie, produttori di app e altre aziende che raccolgono e vendono dati).

 

Seppur in ritardo rispetto a quanto sta accadendo in Europa, dove la privacy è un diritto fondamentale, chiaramente sancito dalla Carta dei diritti, e la Commissione ha ingaggiato una battaglia contro le web company che non lo rispettano, anche negli Usa sembra stia crescendo l’attenzione verso quello che spesso si trasforma in un ‘abuso’ dei dati personali degli utenti, vera e propria ‘moneta di scambio’ dell’era digitale (Leggi articolo Key4biz).

 

Anche la California sta lavorando all’aggiornamento di una legge vecchia di 10 anni, ma l’impatto della legge potrebbe avere un impatto a livello nazionale. La proposta di legge andrebbe tra l’altro anche oltre quanto previsto dalla Ue, richiedendo non solo di rendere noto agli utenti quali informazioni vengono raccolte, ma anche con chi vengono condivise.

 

Spiega la Lowental che la legge attuale si incentrava principalmente sul telemarketing e deve essere necessariamente aggiornata perchè “…oggi ci sono tantissime app mobili che segnalano la posizione geografica e le abitudini di spesa degli utenti”.

 

Diverse inchieste, negli anni scorsi, hanno dimostrato che moltissime app per gli smartphone spiano gli utenti e fanno incetta di dati sensibili, anche dei minori, per rivenderle a terze parti (Leggi articolo Key4biz).

 

Non si è fatta attendere la reazione piccata dell’industria web, che una settimana fa ha indirizzato una lettera alla deputata, intimandole di non “andare avanti” con un progetto di legge che imporrebbe “obblighi costosi e non realizzabili” alle web company, le quali sarebbero di conseguenza esposte ad azioni legali.

 

La lettera, il cui contenuto è stato reso noto dal Wall Street Journal, è stata sottoscritta da diverse associazioni, tra cui Internet Alliance, TechNet and TechAmerica.

 

Diversi Stati Usa, comunque, cominciano ad allineare la loro azione legislativa a quella europea: in Nevada e Minnesota, nuove disposizioni richiedono ai fornitori di servizi internet di mantenere private alcune informazioni degli utenti a meno che non abbiano l’autorizzazione degli utenti a divulgarle.

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