Gmail e Skype, per l’FBI: ‘Intercettare le comunicazioni priorità assolutà per la lotta al terrorismo’

di Alessandra Talarico |

La legge CALEA del 1994 non copre le email, i servizi cloud o VoIP. Urgente, secondo il bureau, ottenere il mandato per sorvegliare in tempo reale tutti i servizi di comunicazione digitale, sempre più usati dai criminali per evitare di essere intercettati

Stati Uniti


FBI

Intercettare le comunicazioni digitali – cioè le conversazioni che gli utenti internet effettuano su Gmail, Skype, Dropbox, Google Voice e simili – sarà la priorità delle priorità dell’FBI nel 2013.

Lo rivela il sito Slate.com, che riferisce degli sforzi del bureau per risolvere con urgenza il problema legato all’impossibilità di sorvegliare in tempo reale le comunicazioni via email e social network, nonostante la pervasività e l’estensione dell’applicazione dell’Electronic Communications Privacy Act, che consente ai federali di ottenere dai provider le copie di archivio delle email.

Tutto si complica, ha spiegato il consigliere generale dell’FBI, Andrew Weissmann, quando si tratta di ‘spiare’ le email o le chat in tempo reale.

E questo accade perchè la legge Communications Assistance for Law Enforcement Act (CALEA) del 1994 consente al governo di obbligare i fornitori di servizi internet e le società telefoniche a installare strumenti di sorveglianza nelle loro reti. Ma la legge non copre le email, i servizi cloud o i chat provider come Skype.

Weissmann ha fatto sapere che l’FBI intende ottenere il mandato per obbligare il monitoraggio in tempo reale di tutti i servizi che consentono di effettuare comunicazioni tra gli utenti (quindi anche, ad esempio, la chat di Ruzzle o Google Voice, per citarne qualcuno). Questi strumenti sono infatti sempre più utilizzati dai criminali per evitare di essere intercettati, sostiene il funzionario del bureau.

 

Eppure, sottolinea Slate.com, esistono già gli strumenti legali – come le misure del cosiddetto ‘Title III’ o il Wiretap Act – per chiedere ai provider l’assistenza ‘tecnica’ necessaria per effettuare delle intercettazioni. Ma, secondo Weissmann, ciò non è sufficiente: chiedere ai fornitori dei servizi ‘assistenza tecnica’, insomma, non è la stessa cosa che ‘obbligarli’ a effettuare un’intercettazione.

 

Il problema è legato ai sistemi di crittografia utilizzati dai servizi come Gmail che rendono impossibili le intercettazioni e obbligano le autorità a chiedere a Google di fornire l’accesso alle comunicazioni ‘in chiaro’.

 

L’FBI in effetti, preme da tempo per ottenere un ‘approccio’ più globale alla sorveglianza delle comunicazioni elettroniche sulla base del fatto che i più recenti sviluppi delle tecniche crittografiche hanno reso molto più difficile per gli investigatori intercettare le comunicazioni: già nel 2011, il predecessore di Weissmann, Valerie Caproni, ha testimoniato davanti al comitato Giustizia della Camera, reclamando una nuova legislazione per richiedere ai social network e ai fornitori di servizi wireless di mettere in atto procedure chiare per la diffusione dei dati crittografati in caso di una richiesta in tal senso da parte del governo.

Caproni sottolineava la necessità di “soluzioni su misura” che dovrebbero essere “l’eccezione e non la regola”.

 

A febbraio dello scorso anno, quindi, il sito CNET segnalava che l’FBI aveva messo in piedi un’apposita unità di sorveglianza – conosciuta come ‘Domestic Communications Assistance Center’ (DCAC) – con il compito di sviluppare nuovi metodi atti a intercettare le comunicazioni VoIP e wireless.

 

Il problema dell’impossibilità di intercettare le comunicazioni su Skype è stato sollevato in verità anche dal Governo francese, secondo cui Skype rientra a tutti gli effetti negli obblighi che fanno capo agli altri servizi di comunicazione elettronica.

“L’esercizio dell’attività di operatore di comunicazioni elettroniche, in particolare della fornitura di un servizio telefonico al pubblico, implica anche alcuni obblighi tra cui l’instradamento delle chiamate di emergenza e l’impostazione dei mezzi necessari per realizzare intercettazioni”, ha spiegato il regolatore transalpino, che ha informato il pubblico ministero di Parigi che Skype potrebbe ricevere la notifica di un illecito penale se non si adeguasse alle disposizioni.