Tlc: modello europeo vs modello americano. Ecco perchè per le telco Usa non c’è crisi

di Alessandra Talarico |

Nel 2012, il fatturato di AT&T e Verizon è cresciuto, rispettivamente, del 5,7% e dell’8,1%. Quello di Deutsche Telekom, il maggiore operatore europeo, è sceso del 3% e quello di Vodafone del 5%. Tutta colpa della crisi? Non proprio.

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Come hanno fatto gli operatori mobili americani, storicamente in ritardo sullo sviluppo delle nuove reti wireless, a superare quelli europei sia in termini di ricavi che di investimenti?

Da almeno tre anni, il fatturato degli operatori mobili segue due rotte opposte in Europa e negli Usa e le telco del Vecchio Continente stanno cercando di convincere la Commissione europea della necessità di ridurre l’eccessiva frammentazione del mercato per poter competere con i rivali Usa e asiatici che, essendo meno numerosi, riescono a imporre ai consumatori tariffe più alte e, di conseguenza, a investire nello sviluppo delle nuove reti mobili.

 

A differenza di quanto avviene, ad esempio, negli Usa e in Cina, in Europa convivono circa un centinaio di operatori (controllati da una quarantina di società) che si contendono una popolazione di circa 500 milioni di perone.

Negli Usa, invece, due operatori – Verizon Wireless e AT&T – si contendono il grosso dei clienti (ne hanno circa 100 milioni ciascuno) e dei profitti: una situazione che, certo, non è molto vantaggiosa per gli utenti in termini di costi dei servizi, ma fa sì che gli operatori possano ora investire adeguatamente per migliorare la qualità e la copertura delle reti.

E sono in molti gli addetti ai lavori che si lamentano del fatto che le politiche europee hanno finora eccessivamente privilegiato le ragioni dei consumatori a scapito di quelle dell’industria – quindi a scapito degli investimenti e dell’innovazione –  salvo poi chiedere alle telco di impegnarsi per fare dell’Europa un continente ‘all digital’.

Nel 2012, il fatturato di AT&T e Verizon è cresciuto, rispettivamente, del 5,7% e dell’8,1%. Quello di Deutsche Telekom, il maggiore operatore europeo, è sceso del 3% e quello di Vodafone del 5%.

 

In effetti, vanno evidenziati alcuni fattori che hanno agevolato la ‘rinascita’ degli operatori Usa: innanzitutto il fatto che i prezzi dei servizi mobili oltreoceano sono molto più cari che in Europa. Per fare un confronto, un piano tariffario mobile comprensivo di 400 minuti di chiamate e 2Gb di dati al mese, in Italia viene offerto da 3 al prezzo di 10 euro al mese. Negli Usa, Sprint Nextel lo fa pagare 35 dollari.

Un abbonamento 4G con 2Gb di dati, voce e messaggi illimitati oltreoceano costa 77 euro circa, in Francia ne cosa 40.

Negli Usa, inoltre, il digital divide mobile è molto più accentuato con gli investimenti concentrati nelle grandi città e le campagne poco o per niente collegate.

 

Ma resta il fatto che, se fino al 2010 il mercato nordamericano era molto in ritardo in termini di tasso di penetrazione, ora è indiscutibilmente in competizione con paesi notoriamente più evoluti come il Giappone e la Corea.

Questo perchè, spiega il direttore generale di Idate, Yves Gassot, “negli Stati Uniti esistono due mercati distinti: quello di ‘fascia alta’ – dominato da AT&T e Verizon Wireless – e quello delle prepagate e del low cost, in cui operano prevalentemente Sprint e T-Mobile. Il 4G è stata finora l’occasione per i due leader del mercato di rafforzare la loro posizione e di mantenere un Arpu molto elevato”.

Questo ha permesso alle due telco di crescere proprio nel momento in cui i mercati europei deflagrano sotto il peso del low cost.

Sottolinea ancora Gassot che il ‘quasi duopolio’ di AT&T e Verizon potrebbe subire qualche scossone dalla nuova ondata di consolidamento in atto sul mercato Usa: Sprint è stata acquisita dalla giapponese Softbank per oltre 20 miliardi di dollari e T-Mobile ha inglobato Metro PCS.

“E se il mercato americano diventa più competitivo, gioco forza i due operatori dovranno cercare nuovi canali di crescita all’estero”, prevede Gassot.

 

Nel mercato fisso, il paesaggio è differente, ma il risultato è lo stesso: la concorrenza è meno accentuata che in Europa. Il mercato è dominato dagli operatori via cavo come Comcast o Time Warner Cable, che hanno modernizzato le loro infrastrutture a colpi di miliardi di dollari e conquistato l’80% dei nuovi abbonati alla banda larga mobile. in questo contesto, le telco sono svantaggiate dal fatto che oltreoceano gli operatori via cavo sono già presenti sull’intero territorio nazionale e hanno pertanto una posizione privilegiata nell’offerta di servizi a banda larga.

Alla fine del 2012, Comcast, ad esempio, contava 19,3 milioni di abbonati contro gli 8,7 milioni di Verizon.

Sta di fatto che il mercato di internet fisso si riassume in un duopolio, anche se diverso in ciascun Stato, composto da un operatore via cavo e un operatore telefonico. E, quindi, i prezzi sono comunque alti.

 

In Europa, intanto, si discute del mercato unico digitale: la Commissione, su richiesta del Consiglio, sta lavorando a ‘misure concrete’ in questo senso, ma in molti evocano la possibilità che quella più importante per la realizzazione di questo progetto – la creazione di un regolatore unico con veri poteri – non sarebbe mai lasciata passare dagli Stati membri che non vogliono cedere altro potere decisionale a Bruxelles.