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YouTube raggiunge 1 miliardo di utenti mensili, ma non sempre audience fa rima con ricavi

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Se YouTube fosse un paese, sarebbe il terzo più popoloso al mondo, dopo la Cina e l’India: così il sito di videosharing ha annunciato di aver raggiunto quota 1 miliardo di visitatori mensili, raggiungendo il record segnato da Facebook a ottobre.

 

Per dare un’idea della popolarità del sito, basti pensare che una persona su due tra quelle che navigano in rete, il 15% della popolazione mondiale visita YouTube almeno una volta al mese. Secondo il sito IACP, ogni minuto vengono caricate sul sito 48 ore di video; ogni mese gli utenti guardano 4 miliardi di ore di video; oltre 500 tweet al minuto contengono un link a un video su YouTube mentre gli utenti Facebook guardano ogni giorno video corrispondenti in termini di tempo a 150 anni. Per guardare tutti i video postati su YouTube (al 2010) una persona dovrebbe vivere approssimativamente 1.000 anni. Nel 2007, il sito ha usato la stessa larghezza di banda che bastava a tutto internet nel 2000.

 

YouTube – disponibile attualmente in 25 paesi e 43 lingue – è stato lanciato nel 2005, un anno dopo Facebook, proponendosi come una piattaforma per dare a chiunque la possibilità di caricare e distribuire video su internet e aprendo la strada al fenomeno dei contenuti user-generated e del video streaming.

Il primo video caricato sul sito, intitolato ‘Me at the Zoo‘, è stato postato il 23 aprile del 2005. Conta oltre 10 milioni di visualizzazioni, ma il record è stato stabilito lo scorso anno dal Gangnam Style di PSY che ha superato quota 1 miliardo di visualizzazioni.

Google ha acquistato il sito nel 2006 per 1,65 miliardi (Leggi articolo Key4biz) e, all’epoca, venne fortemente criticato per il prezzo ritenuto eccessivo: YouTube aveva uno staff di 67 persone e attraeva 34 milioni di visitatori mensili che guardavano 100 milioni di clip al giorno e stava difendendosi in una serie di cause legate ai copyright, combattendo contro i costi della banda larga e la mancanza di ricavi.

 

Negli ultimi anni, quindi, il successo del sito è stato trainato anche dai dispositivi mobili che si connettono in rete ad alta velocità consentendo la visione – e la condivisione – ottimale dei contenuti video: il sito è il secondo motore di ricerca del web dopo Google stesso.

 

Un successo, quello mobile, che riapre però la questione della ‘monetizzazione’ dei video: l’analista Brian Wieser di Pivotal Research ha stimato che lo scorso anno YouTube ha generato 1,3 miliardi di dollari in video advertising lo scorso anno, oltre ai proventi per diverse centinaia di milioni di dollari, generati dalla ricerca e dai banner pubblicitari sul sito.

Secondo gli analisti, tuttavia, solo il 10% dei video genera profitti per il sito a conferma che non sempre una grande popolarità fra gli utenti è sinonimo di successo finanziario.

“Aumentare il pubblico è importante, ma quello che conta davvero è la capacità di attrarre gli inserzionisti e se questi crescono più dei costi operativi e di capitale”, ha sottolineato l’analista.

 

Per fare diversificare il modello di business, dunque, YouTube starebbe testando diverse opzioni: tra queste, ultima in ordine di tempo, il lancio di un servizio di musica in streaming stile Spotify, con la possibilità di abbonarsi per accedere a funzionalità supplementari e senza pubblicità.

Allo stesso modo, sta esplorando la possibilità di mettere a pagamento alcuni video per avvicinarsi sempre più al modello televisivo e per competere con altri siti come Netflix e Hulu.

Sulla sica dei ‘talent show’ televisivi, quindi, questa settimana sarà lanciato un nuovo canale e il concorso globale online ‘The You Generation’, per scovare – insieme a Simon Cowell, produttore discografico e televisivo d’oltremanica, ideatore dei format ‘X Factor’ e dei diversi ‘Got Talent’, da cui deriva anche ‘Italia’s Got Talent’ – talenti non “convenzionali e originali”.

Il celebre regista Ridley Scott (Alien, Blade Runner, per citare i suoi film più conosciuti) firmerà per il sito 12 cortometraggi fantascientifici per il canale Machinima.

 

Un’offensiva, insomma, a tutto tondo per attrarre gli inserzionisti: ieri, per altro, la società ha rivelato che tutti i brand della classifica Top 100  del magazine Ad Age fanno già pubblicità sul sito.

Solo negli Usa, secondo le stime di eMarketer, la pubblicità digitale vale 42 miliardi di dollari e il video online continua ad aumentare la sua ‘fetta’, con una percentuale delle spese complessive pari al 15%.

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