Data protection: Ok dalla Commissione giuridica del Parlamento Ue

di Alessandra Talarico |

La riforma intende modernizzare le attuali norme, in vigore dal 1995, con l’obiettivo principale di creare un corpus unico di norme di protezione dei dati valido per tutta l’Unione e volto ad abolire gli oneri amministrativi inutili.

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Data Protection

La commissione giuridica del Parlamento europeo (JURI) ha dato un parare positivo all’architettura e ai principali fondamenti della proposta di riforma sulla protezione dei dati della Commissione europea.

L’esecutivo ha accolto con favore l’adozione di questa opinione, che secondo il Commissario alla Giustizia, Viviane Reding rappresenta “un altro passo verso la rapida adozione di una riforma moderna sulla protezione dei dati in Europa”.

La proposta di riforma della Commissione è stata fortemente osteggiata sia dalle web company americane, che hanno pesantemente pressato i parlamentari europei allo scopo di alleggerire la portata delle nuove norme – che includono anche la possibilità di multare le aziende fino a un massimo del 2% del fatturato – sia da alcuni Stati membri, che si sono opposti a diverse delle misure proposte dalla Commissione che potrebbero sfociare in pesanti oneri sulle aziende, proprio nel momento in cui i Paesi europei sperano che il business digitale possa contribuire a risollevare l’economia.

 

La riforma intende modernizzare le attuali norme, in vigore dal 1995, con l’obiettivo principale di creare un corpus unico di norme di protezione dei dati valido per tutta l’Unione e volto ad abolire gli oneri amministrativi inutili, come le prescrizioni in materia di comunicazione a carico delle imprese, che risparmieranno così circa 2,3 miliardi di euro l’anno.

 

Per quanto riguarda il voto della Commissione giuridica, è stata riconosciuta la necessità di mantenere un’ampia definizione di ‘dati personali’, in linea con la sentenza della Corte di giustizia, che ha stabilito, per esempio, che gli indirizzi IP sono dati personali (il caso SABAM); la necessità del ‘consenso esplicito’ (non si può presumere che quando una persona rimane in silenzio o non agisce, questo significa consenso); la necessità di un “one-stop shop” per le aziende che operano in diversi Paesi Ue. Le organizzazioni avranno a che fare con un’unica autorità nazionale di protezione dei dati nel paese dell’Unione in cui hanno il proprio stabilimento principale. Un solo interlocutore invece di 27. Ma, soprattutto, la Commissione ha ribadito la necessità di introdurre il ‘diritto all’oblio’, che obbligherebbe le aziende a cancellare i dati personali su richiesta.

 

La parola passa ora alla commissione LIBE (libertà civili, giustizia e affari interni), che esprimerà il suo voto in primavera.