Cloud Computing: l’Italia perde posizioni nella classifica sulle politiche a sostegno della tecnologia

di Alessandra Talarico |

Secondo uno studio BSA, tutti i Paesi dell’Unione Europea compresi nella ricerca hanno perso terreno nella classifica, ma l'Italia segna il calo più consistente (-4 posizioni).

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L’Italia scivola dal sesto al decimo posto (su 24 Paesi) nella classifica redatta da BSA e relativa alle normative e alla regolamentazione nazionale in sette ordinamenti fondamentali per lo sviluppo di un mercato globale e integrato del cloud.

 

Il rapporto sottolinea che nel nostro Paese sono in vigore leggi severe sia contro il cybercrime che sulla privacy ma che, come in molti altri paesi Ue, la legge sulla privacy include obblighi di registrazione onerosi che appaiono inutili.

Anche la legge sul diritto d’autore fornisce una protezione adeguata per i servizi di cloud computing, ma rimane qualche incertezza in relazione alla sua applicazione pratica.

“Purtroppo – sottolinea il rapporto – l’attesa normativa in materia di responsabilità degli ISP è stata archiviata nel 2012, e questo ha avuto un impatto negativo sul risultato dell’Italia nel rapporto 2013″.

 

L’Italia, aggiunge BSA, ha leggi moderne sulla firma elettronica e il commercio elettronico e si è impegnata per quanto riguarda l’allineamento agli standard internazionali e l’interoperabilità. È tuttavia moderato il livello di penetrazione della banda larga.

Anche se, nota lo studio, tutti i sei Paesi dell’Unione Europea compresi nella ricerca hanno perso terreno nella classifica, siamo l’unico paese il cui punteggio complessivo è sceso rispetto allo scorso anno.

 

“E’ scoraggiante vedere che l’Italia non ha fatto progressi nell’adottare politiche che contribuiscano allo sviluppo del cloud”, ha commentato Matteo Mille, Presidente di BSA Italia. “Le norme di tutti i Paesi condizionano il mercato del cloud. E’ fondamentale che l’Italia si impegni a migliorare la regolamentazione di alcuni specifici ambiti relativi al Data Privacy e alla Proprietà Intellettuale per migliorare la propria posizione e supportare la crescita del cloud”.

 

La classifica è guidata dal Giappone – che si è dotato di una normativa dettagliata a favore del commercio digitale – seguito dall’Australia e dagli Stati Uniti. La Germania è al quarto posto seguita da Singapore, che è balzato in alto di cinque posizioni dopo aver adottato una nuova legge sulla privacy che accresce la fiducia dell’utente promuovendo al tempo stesso l’innovazione di business.

 

Robert Holleyman Presidente e CEO di BSA ha quindi stigmatizzato lo “sviluppo disomogeneo nel panorama normativo per il cloud computing” caratterizzato da “regole discordanti in ambito privacy e sicurezza stanno rendendo difficile il flusso di dati fra Paesi diversi”.

“Troppi Stati – aggiunge – si stanno ritagliando pezzi di cloud per se stessi. Questo riduce le economie di scala di cui beneficerebbe chiunque”.

 

Per trarre il massimo beneficio dal cloud computing, BSA raccomanda ai legislatori di assicurare la privacy; promuovere la sicurezza; combattere il cybercrime; proteggere gli IP; assicurare la data portability e armonizzare le normative globali; promuovere il libero scambio e sostenere l’infrastruttura IT.