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Tv connessa, è guerra tra OTT e broadcaster? L’Agcom avvia indagine

Italia


L’Agcom ha avviato un’indagine conoscitiva, in vista della presentazione di un Libro Bianco sulla “Televisione 2.0 nell’era della convergenza“.

Con delibera n. 93/13/CONS del 6 febbraio scorso, l’Autorità presieduta da Angelo Cardani intende investigare sugli aspetti complessivi relativi ai nuovi servizi di televisione su protocollo IP nel settore delle comunicazioni elettroniche e, in particolare, sugli aspetti concernenti la struttura del mercato e la relativa catena del valore, i modelli di business, i possibili sviluppi della domanda e dell’offerta, le modalità di accesso alle piattaforme, le problematiche di interoperabilità tra queste e la competizione, lo sviluppo in termini di concorrenza e pluralismo, la garanzia di accesso ai contenuti, i benefici sull’utente finale e le previsioni in termini di sviluppo culturale, economico e sociale.

 

Il termine di conclusione dell’indagine è di 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, durante i quali l’Agcom può organizzarsi in gruppi di studio e avvalersi di ulteriori competenze ed esperienze specialistiche del settore della comunicazione elettronica e dell’industria dei media.

Può anche fissare audizioni delle parti interessate, su richiesta di queste ultime o dell’Autorità stessa. I termini possono essere prorogati con determinazione motivata.

 

Nella premessa alla delibera, l’Agcom sottolinea che la prossima evoluzione del mezzo televisivo riguarda l’integrazione tra la Tv tradizione e i servizi internet, detta anche “integrazione broadcast-broadband“.

La Tv connessa permette di associare al palinsesto televisivo una vasta gamma di servizi e contenuti provenienti sia dalle piattaforme Tv digitali evolute sia dal web, da qui la necessità dell’Agcom di acquisire ulteriori informazioni.

 

Queste nuove possibilità mettono in diretta competizione gli OTT, i broadcaster, gli editori, gli operatori tlc, i costruttori di apparati, gli aggregatori, ciascuno con le proprie specificità.

“Si tratta – spiega l’Autorità – di una concorrenza nel mercato, nella misura in cui i diversi servizi erogati assumono carattere di fungibilità, cui si affiancano i connotati della concorrenza per il mercato. Difatti, ogni piattaforma aggrega un’ampia gamma di servizi di comunicazione e informazione tale da soddisfare porzioni rilevanti dei bisogni dei consumatori”.

 

In tale contesto, si possono individuare due tipi di piattaforme per le Tv connesse: orizzontali, sviluppate su base consortile con il concorso dei diversi operatori, basate su specifiche condivise e aperte sia ai costruttori di dispositivi sia ai fornitori di contenuti e servizi; verticali, basate su specifiche proprietarie che sono normalmente gestite da un singolo soggetto che assume una funzione di packager (aggregatore), in quanto seleziona e predispone per l’utente finale un’offerta di contenuti e servizi Internet-delivered (audiovisivi, social network, news etc.).

 

In questa seconda tipologia d’iniziative rientrano, tra le altre, le offerte OTT TV dei costruttori di televisori, degli operatori del videogame e degli operatori Tlc.

 

Inoltre le piattaforme possono essere denominate aperte o chiuse in relazione alle modalità di accesso ai servizi Internet.

Le piattaforme chiuse presentano agli spettatori solo contenuti e servizi pre-selezionati dall’operatore attraverso alcune app che compaiono sullo schermo ed è negato l’accesso ad Internet in generale (walled garden).

Le piattaforme aperte comprendono non solo le applicazioni, ma anche un browser che consente l’accesso completo a internet.

 

Per maggiori approfondimenti:

Delibera n. 93/13/CONS

Allegato A

Allegato B

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