Diritto d’autore, per l’Hadopi bisogna colpire tutto l’ecosistema che gravita intorno alla pirateria

di Raffaella Natale |

Nel Rapporto consegnato stamani al governo francese, l’Autorità indica che non esistono soluzioni uniche contro streaming e downloading illegale, ma un insieme di misure che coinvolgono tutti gli attori.

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“Non esistono soluzioni uniche contro lo streaming e il downloading illegale”. E’ quanto dichiara il presidente dell’Hadopi, Marie-Françoise Marais, nel Rapporto pubblicato stamani, indicando la preferenza per l’autoregolamentazione piuttosto che per nuovi provvedimenti stringenti.

Il documento, richiesto dal governo all’Alta Autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su internet, intende avviare una discussione aperta sul delicato tema del rispetto del copyright nell’era digitale.

Il Rapporto evidenzia la complessità tecnica e giuridica della lotta alla pirateria online e la Marais è convinta che per lottare efficacemente contro la contraffazione servano “un insieme di misure coerenti e complementari soprattutto proporzionate”.

 

La proposta è, quindi, quella di rafforzare la repressione contro i maggiori responsabili della pirateria, estendendo le sanzioni ai siti di contenuti o ai motori di ricerca che “incitano in modo attivo” gli utenti a queste pratiche illegali (Leggi Articolo Key4biz).

Bisogna, quindi, “incoraggiare la dinamica dell’autoregolamentazione già avviata, in Francia e all’estero, da alcuni attori dell’ecosistema”.

 

Nel Rapporto si evidenzia che un grosso numero di player hanno un ruolo nella catena di questo ecosistema: i siti che ospitano contenuti illegali, ma anche quelli che offrono i link a questi piattaforme di hosting, i motori di ricerca che permettono di trovarli, i fornitori di servizi di pagamento (come PayPal), grazie ai quali gli utenti comprano il loro abbonamento e gli inserzionisti pubblicitari (Leggi Articolo Key4biz).

 

Nel documento si propone anche di sostenere questi attori a identificare i contenuti e i siti illegali, in modo che possano cessare ogni forma di collaborazione, rendendo noti i comportamenti illeciti attraverso una “procedura di alert”.