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#G20 di Mosca, stop a pratiche fiscali aggressive

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I riflettori sono tutti puntati su Mosca, dove nel pomeriggio si aprirà la riunione dei Ministri delle Finanze del G20 che avrà come tema centrale la “guerra delle valute”.

Al summit internazionale si parlerà anche di elusione fiscale da parte delle multinazionali  e di profit shifting. All’attenzione dei Ministri sarà, infatti, sottoposto il Rapporto OCSE “Addressing Base Erosion and Profit Shifting“, nel quale vengono approfonditi circa 400 casi di ottimizzazione fiscale, tutti legali, che dimostrano come le attuali regole debbano essere riformate (Leggi Articolo Key4biz).

 

Al momento la maggior parte delle multinazionali, specie le web company come Google, Apple, Amazon e Facebook, si sottraggono al pagamento delle imposte, giustificandosi col fatto che non tutte le proprie sedi possono essere considerate ‘stabili organizzazioni‘, rientrando piuttosto nella definizione di basi logistiche che, pur contribuendo scarsamente al fisco partecipano, a loro dire, all’economia dei Paesi dove operano con la creazione di posti di lavoro.

Sono anche tante le aziende che, di fronte alla volontà dei governi di rivedere i sistemi tributari, hanno minacciato di trasferire le attività altrove.

 

Il nodo della questione riguarda soprattutto la tipologia dei servizi offerti che, essendo immateriali, sfugge alla tradizionale regolamentazione.

Questo permette a tante multinazionali di sfruttare tecnicismi e lacune giuridiche per bypassare il fisco, traghettando i propri utili nei paradisi fiscali.

 

Questo potrebbe in parte spiegare, per esempio, i 50 miliardi di dollari di tesoreria accumulati da una società come Google.

 

Per il segretario generale dell’OCSE, Angel Gurrìa, “queste strategie, benché tecnicamente legali, erodono le basi imponibili di molti paesi e minacciano la stabilità del sistema fiscale internazionale”.

Negli Stati Uniti ogni anno ‘spariscono’ 1.375 miliardi di dollari di profitti. In Europa, questo mancato guadagno per l’erario ammonta a 1.000 miliardi di euro l’anno, stando alle stime della Commissione Ue (Leggi Articolo Key4biz).

 

Per sradicare il problema, l’OCSE propone di rincarare il prezzo dei trasferimenti finanziari che permettono alle multinazionali di traghettare i loro profitti nei Paesi che hanno regimi fiscali più vantaggiosi. L’Organizzazione non indica delle aliquote precise, quelle spetta ai governi stabilirle, ma un Piano d’azione con il quale intervenire tempestivamente.

 

Per Raffaele Russo dell’OCSE, se le regole non saranno modificate, le multinazionali potranno ancora approfittare delle opportunità che si creano e avere “indebiti vantaggi competitivi, in confronto alle imprese che operano a livello nazionale. Questo può portare a un’inefficiente allocazione delle risorse e a distorsioni nelle decisioni d’investimento“. A rischio, soprattutto Paesi, come l’Italia, con una produzione più frammentata.

 

La spending review ha messo a dura prova tutte le famiglie europee ed è, quindi, “opportuno che tutti i contribuenti, imprese e cittadini, paghino le tasse dovute”.

 

In questo senso, il Rapporto OCSE viene già indicato come “un importante passo avanti” per arrivare a un sistema fiscale equo. Vedremo cosa deciderà il G20.

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