Multinazionali e tasse, OCSE: due anni per sradicare l’evasione

di Raffaella Natale |

Pronto il Rapporto, disponibile a piè di pagina, che verrà presentato venerdì al G20 di Mosca.

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Profit shifting

Stop ai paradisi fiscali, l’OCSE è determinata e ha posto le pratiche aggressive d’evasione delle multinazionali tra le priorità della sua agenda, dandosi due anni di tempo per completare il lavoro (Leggi Articolo Key4biz).

Pronto un Rapporto – “Addressing Base Erosion and Profit Shifting” – che sarà sottoposto all’attenzione dei Ministri dell’Economia del G20, venerdì a Mosca. Nel documento, vengono approfonditi circa 400 casi di ottimizzazione fiscale, tutti legali, che dimostrano come le attuali regole non siano più sufficienti.

 

Per il segretario generale dell’OCSE, Angel Gurrìa, “queste strategie, benché tecnicamente legali, erodono le basi imponibili di molti paesi e minacciano la stabilità del sistema fiscale internazionale”.

La spending review ha messo a dura prova tutte le famiglie europee ed è, quindi, “opportuno che tutti i contribuenti, imprese e cittadini, paghino le tasse dovute“.

In questo senso, il Rapporto OCSE viene indicato come “un importante passo avanti” per arrivare a un sistema fiscale equo.

 

Negli Stati Uniti, scrive l’OCSE, ogni anno ‘spariscono’ 1.375 miliardi di dollari di profitti. In Europa, questo mancato guadagno per l’erario ammonta a 1.000 miliardi di euro l’anno, stando alle stime della Commissione Ue (Leggi Articolo Key4biz).

 

Non si tratta certo di bruscolini, ma di somme grosse che riescono a ‘migrare’ verso i Paesi con regimi fiscali vantaggiosi, grazie ai cosiddetti sistemi di profit shifting.

 

Raffaele Russo dell’OCSE lancia l’allarme, se le regole non verranno modificate le multinazionali potranno ancora approfittare delle opportunità che si creano e avere “indebiti vantaggi competitivi, in confronto alle imprese che operano a livello nazionale. Questo può portare a un’inefficiente allocazione delle risorse e a distorsioni nelle decisioni d’investimento”. A rischio, soprattutto Paesi, come l’Italia, con una produzione più frammentata.

 

Gli OTT sono finiti nel mirino di diversi Paesi Ue, a partire dalla Francia, dove una commissione d’esperti ha presentato indicazioni su come riformare il sistema tributario e adattarlo alla società dell’informazione (Leggi Articolo Key4biz). In Gran Bretagna, il premier David Cameron ha detto chiaramente che impegnerà il G8 in un’azione globale contro l’evasione (Leggi Articolo Key4biz).

Ma anche la Germania e l’Italia si sono mobilitate, davanti ai risultati delle indagini delle autorità tributarie su molte aziende del mondo d’internet, come Google, Amazon, Apple e Facebook, tutte ‘colpevoli’ di ricorrere a sofisticati meccanismi per eludere il pagamento delle tasse nei Paesi dove vendono i loro servizi.

 

L’OCSE segnala anche che l’agenzia delle Entrate in Italia ha registrato importanti successi nel contrasto delle pratiche elusive internazionali (1,8 miliardi di gettito extra nel 2011)

 

Il presidente esecutivo di Google, Eric Schmidt, non s’è scomposto e ha detto chiaramente “Fate le leggi e noi le rispetteremo” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Sono proprio queste, in effetti, quelle che mancano e sulle quali sta lavorando l’OCSE con linee guida a un nuovo sistema tributario che tenga conto dei tempi mutati e dell’economia digitale.

L’azienda di Mountain View, per esempio, paga solo il 3,2% d’imposte fuori dagli USA mentre il tasso medio in Europa si colloca intorno al 30%.

 

Per sradicare il problema, l’OCSE propone di rincarare il prezzo dei trasferimenti finanziari che permettono alle multinazionali di traghettare i loro profitti nei Paesi che hanno regimi fiscali più vantaggiosi. L’Organizzazione non indica delle aliquote precise, quelle spetta ai governi determinarle, ma un Piano d’azione con il quale intervenire tempestivamente.

 

Per maggiori informazioni:

Rapporto OCSE