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CoReCom: 10 anni di tutela dei minori, par condicio, conciliazioni nelle tlc e monitoraggio delle Tv locali

Italia


Regolatori, operatori della comunicazione e utenti, insieme, hanno ricordato oggi i dieci anni dalla nascita dei Comitati regionali per la comunicazione (Corecom). Presso l’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, si è svolto il convegno celebrativo per ricordare la costituzione degli organi locali di vigilanza e governo ai quali l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha delegato un crescente numero di funzioni nel controllo del sistema delle comunicazioni di rilevanza territoriale.

 

I Corecom operano come organi funzionali dell’Agcom e sono finanziati da ogni singola regione. Le attribuzioni proprie dei comitati sono concernenti la vigilanza in materia di tutela dei minori, la pubblicazione e diffusione di sondaggi, la conciliazione nell’ambito di controversie tra organismi delle telecomunicazioni e utenti, la tenuta del Registro degli operatori di comunicazione (ROC) e molto altro.

 

All’evento, presentato e moderato da Raffaele Barberio, direttore di Key4biz, hanno preso parte il presidente dell’Agcom, Angelo Cardani, il presidente della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome, Eros Brega, il presidente del Coordinamento nazionale dei Corecom, Filippo Lucci. Una platea qualificata, con attori delle comunicazioni e delle aree attigue, che ha festeggiato i 21 Corecom e le attività di responsabilità che competono e relative al mondo delle comunicazioni e dell’audiovisivo. “Un panorama in continua evoluzione, dalla televisione alle telecomunicazioni, caratterizzato da un fermento tecnologico senza precedenti. Un decennale che cade in concomitanza dell’insediamento della nuova Agcom e delle vicine elezioni politiche“, ha commentato Barberio.

 

Durante i saluti istituzionali, Massimo Vari, sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico, ha ricordato i numerosi compiti dei Corecom, ringraziando anche il Governo “che ha voluto celebrare l’istituzione di questo importante organismo di controllo“, consentendo ai partecipanti di soffermarsi sulle funzioni attualmente svolte e sui problemi di assetto futuro. Problemi da affrontare tenendo presente alcune esigenze di primaria rilevanza: “gli equilibri istituzionali tra ministero, Agcom e Corecom e la ricerca delle risorse da destinare ai Corecom, soprattutto alla luce delle difficoltà finanziarie degli enti pubblici“.

 

Nel 2012 sono state gestite 60 mila istanze di conciliazione, sono state effettuate operazioni di vigilanza e tutela sull’esposizione dei minori all’intrattenimento televisivo, si è cercato di tenere alta l’attenzione sul tema della par condicio televisiva in periodo elettorale, si è assicurato il diritto di rettifica e molto altro“, ha ricordato Vari. Negli ultimi 10 anni i Corecom, ha concluso Vari, hanno avuto una “presenza continua nel settore delle comunicazioni e delle telecomunicazioni“, facendosi carico anche di istanze più generiche e “stringendo un rapporto più forte con il MiSE, rimanendo in attesa di un pronunciamento sul nuovo regolamento“.

 

Un’occasione per riflettere, per raccogliere quanto fatto finora e cominciare a lavorare sui temi caldi del momento e del futuro prossimo, ha precisato Filippo Lucci, “I Corecom funzionano ed è la prova che la Pubblica Amministrazione non è solo un problema di tagli e di cattiva gestione“. “Si è manifestata grande attenzione alle famiglie, i cittadini e le aziende – ha poi dichiarato Lucci – con il lavoro di conciliazione, contribuendo alla tenuta dei ROC, facendo fronte alle migliaia di richieste di iscrizione, aggiornandolo e rendendolo utile alle parti per avere un quadro del mondo delle comunicazioni in tempo reale”.

Un lavoro di continuità, anche rispetto agli anni precedenti. Nel 2011, ad esempio, sono state registrate 7.507 istanze di conciliazione, 1.090 istanze per provvedimenti di urgenza e 760 istanze di definizione delle controversie tra consumatori e operatori di comunicazioni elettroniche ricevute. Con una percentuale di accordi andati a buon fine del 68% nelle conciliazioni e di circa l’85% nelle definizioni delle controversie. Un anno in cui sono state monitorate centinaia di emittenti, contestando violazioni in materia di pubblicità e garanzia nella tutela dei minori, a cui hanno seguito provvedimenti di diverso livello: circa 2 milioni di euro sono tornati nelle tasche dei cittadini sotto forma di rimborso.

 

Importante si è dimostrato il ruolo dei Comitati anche in questo periodo di campagna elettorale, per assicurare a tutti la corretta informazione a livello territoriale. “C’è ancora molto da fare – ha precisato Lucci – tra cui riattivare subito il Comitato Media e Minori presso il MiSE, un organismo fondamentale per indagare le continue denunce di violazione dei diritti dei minori nel panorama nazionale dell’intrattenimento televisivo, lavorando su un nuovo codice di regolamentazione più adeguato all’evoluzione del mondo delle comunicazioni elettroniche oltre che televisive“. Il mondo cambia in maniera velocissima, “governarlo non è semplice, ma è necessario“, ha insistito Lucci, i Corecom “consentono al Paese di entrare nell’era full digital, sfruttando tutti i servizi offerti sul mercato, dalla città alle aree rurali, dove tutti devono avere garantite le stesse possibilità di accesso alla rete di internet”. Un monito, per aiutare la popolazione a integrarsi al cambiamento in atto e per essere al passo con gli altri partner europei, a cui deve affiancarsi, ha detto sempre Lucci nel suo intervento, “l’eliminazione ad ogni ostacolo e forma di disuguaglianza, nella lotta al digital divide“.

 

Al convegno celebrativo dei 10 anni Corecom, sono stati presenti i rappresentanti più significativi del mondo delle comunicazioni, tra cui Telecom Italia, FRT, Aeranti Corallo, 3 Italia, Vodafone, Fastweb e i principali operatori media. Attori di primo piano nella crescita economica del settore audiovisivo e delle telecomunicazioni, a livello nazionale e locale. Le sfide sono tante, “ma c’è da affrontare innanzi tutto quelle dell’innovazione tecnologica“, ha specificato Eros Brega. I Corecom sono organi dalle funzioni complesse e in questi 10 anni “hanno sviluppato competenze e relazioni istituzionali molto qualificanti, consentendogli di affinare la conoscenza degli scenari a livello regionale, candidandosi ad interlocutori privilegiati con gli organi nazionali e ad intermediari tra rete locale delle aziende e delle associazioni di settore e le Istituzioni centrali“.

Il catasto delle frequenze, la separazione tra fornitori di contenuti e proprietari della rete, la crisi economica che morde, un bacino di lavoro enorme che coinvolge migliaia di lavoratori, cittadini e aziende, “in questo contesto i Corecom sono garanti dell’informazione plurale e dell’accesso democratico alla società dell’informazione, sfruttando l’evoluzione digitale del comparto. Serve un accordo di collaborazione leale tra le parti e questo deve essere ricordato al Governo nella riforma del regolamento dei Corecom“.

 

Anche il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti tra poco festeggerà i suoi 50 anni di attività e alla base della sua istituzione c’è sempre la necessità di tutelare l’informazione, locale e nazionale, ponendo i cittadini al centro delle attenzioni istituzionali relative all’informazione. “Ci sono molti giornalisti nei Corecom e questo è misura dell’importanza della comunicazione nella nostra epoca – ha dichiarato Enzo Iacopino, presidente Consiglio OdG – tutti i Corecom dovrebbero avere una delega di secondo livello per la gestione dei fondi e nel rapporto con gli enti locali e le imprese“. Serve però più trasparenza in tali funzioni e il Governo, in questo, deve fare la sua parte. “l’informazione alimenta la crescita democratica del Paese e supporta le scelte serene dei cittadini in ogni ambito“. l’informazione è un settore molto delicato, ha denunciato Iacopino, e “va protetto in ogni modo da chi lavora in maniera scorretta, da chi viola la legge e deruba il prossimo di risorse pubbliche“. Forse i Corecom possono fare qualcosa in merito, ma la legge non permette l’incisività necessaria per tutelare la qualità dei servizi e vigilare sul mercato locale dell’informazione, proposta da emittenti locali e dai media (tra cui giornali, radio, tv, web), ha precisato Lucci.

 

Le conclusioni sono state lasciate ad Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom, che ha ricordato il lungo iter istituzionale che ha accompagnato la nascita dei Corecom e ne ha descritto il funzionamento: “Organi misti, che da un lato hanno competenze delegate dall’Autorità e dall’altro dalle Regioni, in materia di comunicazione“. Una dipendenza funzionale, un’attività a servizio degli interessi locali di imprese, enti pubblici e cittadini, quindi. Un sistema di rapporti, ha approfondito Cardani, “improntato al rispetto e alla lealtà, che si basa su un’impostazione decentrata delle funzioni, soprattutto a livello locale“.

L’Agcom ha voluto valorizzare questo modello decentrato, “a partire dallo stabilire i principi generali della governance dei Comitati regionali“. Grazie al modello delle deleghe, si è effettuato tale decentramento con l’attivazione delle funzioni previste, di prima e seconda fase. Queste ultime “hanno mutato il ruolo dei Corecom, rendendoli protagoniste di attività di consulenza per le pubbliche amministrazioni, anche nella recente fase di migrazione alla tv digitale, e per le conciliazioni tra utenti e aziende di telecomunicazioni“. Funzioni delegate che “aumenteranno in relazione all’innovazione tecnologica e le decisioni prese in sede di Unione europea“, confermando il ruolo fondamentale dei Corecom, “trait d’union eccezionale nel rapporto tra le istituzioni centrali, quelle locali, europee e i cittadini, un presidio di legalità e tutela della libertà d’informazione, in materia di pluralismo e di cittadinanza”.

 

Esempio, ne è l’uso dei social network durante la campagna elettorale per aggirare la par condicio, “margini per un intervento non ci sono“, ha spiegato al termine del convegno Cardani, “ma si procederà comunque ad una maggiore vigilanza, in attesa di una seria valutazione del problema da parte del Parlamento“.

 

Cardani ha più volte usato le parole indipendenza, delega e funzionalità, evidenziando anche alcune preoccupazioni relative alla durata del mandato dei Corecom, che è spesso “collegata alla lunghezza del mandato delle giunte regionali“. Una recente intesa offre delle indicazioni in più sull’indipendenza e l’autonomia degli organi e sui modelli operativi, consentendo ai Corecom di inserirsi nel panorama europeo delle comunicazioni “senza nulla invidiare agli organismi di vigilanza attivi nei Paesi partner“. Mancano le risorse, però, e questo genera “continui ricorsi a contratti a tempo determinato favorendo la dispersione delle competenze“.

Al termine della celebrazione è stato ricordato, con una menzione d’onore, il giornalista Sen. Giuseppe Giacovazzo, da poco scomparso e già presidente del Corecom Puglia, a cui è stata dedicata una targa, consegnata alla famiglia dal sottosegretario alla Difesa Sen. Gianluigi Magri.

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