Net neutrality. Neelie Kroes agli ISP: ‘Lecite le offerte differenziate, purchè nella massima trasparenza’

di Alessandra Talarico |

La Kroes prende posizione dopo le polemiche scatenate in Francia da Free. Una questione che ‘illustra la complessità dell’economia digitale, il fragile equilibrio tra scelta e facilità d’uso, commercio e interesse pubblico’.

Europa


Neelie Kroes

La polemica scatenata in Francia dalla decisione di Free di bloccare i banner pubblicitari online (Leggi articolo Key4biz) ha spinto il Commissario Ue Neelie Kroes a prendere posizione sul delicato tema della neutralità di internet. Dalle pagine del quotidiano francese Liberation, la responsabile europea per l’Agenda digitale – parlando a nome dell’esecutivo di Bruxelles, che sull’argomento ha già ultimato due consultazioni in 3 anni – ha affermato che i fornitori di accesso a internet hanno libera scelta sulle loro strategie commerciali, purché lo facciano nella massima trasparenza verso i consumatori.

 

La polemica innescata dalla decisione di Free, che ha mandato su tutte le furie i fornitori di contenuti internet che, per la gran parte dipendono dalla pubblicità, secondo Kroes “illustra la complessità dell’economia digitale, il fragile equilibrio tra scelta e facilità d’uso, tra trasparenza e controllo efficace, tra business e interesse pubblico”.

   

La regola di base sta comunque, a giudizio del commissario, nel lasciare facoltà ai consumatori di scegliere liberamente i termini del loro abbonamento a internet e delle loro attività online. Per esempio, i consumatori hanno il diritto di scegliere se usare o meno i cookies, che tracciano i loro movimenti e allo stesso modo dovrebbero essere nelle condizioni di comprendere i costi e i vantaggi delle loro scelte.

 

Secondo la Kroes, la facoltà di abbonarsi a offerte internet “limitate, più differenziate, a un prezzo più conveniente” non contravviene ai limiti di interesse pubblico cui sono sottoposti i contratti standard e parametri di default dei servizi internet. Così come la maggior parte degli utenti è favorevole all’utilizzo di strumenti efficaci per controllare i contenuti online cui accedono i minori, allo stesso modo, ha sottolineato Kroes, “la maggior delle persone vorrebbe poter scegliere se ricevere o meno della pubblicità parallelamente ai contenuti o ai servizi online, ma sia i consumatori che le web company non vogliono lasciare questa scelta nelle mani di oscuri parametri prestabiliti”.

Quale soluzione, allora? Anche se non si tratta di una panacea per tutti i mali, sicuramente “la trasparenza e un controllo efficace” potrebbero dare un contributo a questioni di questo tipo.

“Per quanto riguarda la neutralità di internet, i consumatori devono poter scegliere in maniera attiva il tipo di abbonamento che stanno sottoscrivendo”. Come già più volte sottolineato dalla Commissione, i contratti internet dovrebbero spiegare in maniera chiara e senza troppi tecnicismi la velocità effettiva della connessione e tutte le limitazioni eventualmente imposte al traffico, con la possibilità per gli utenti di optare per un servizio ‘completo’ senza restrizioni di sorta.

 

A questo proposito, la Ue sta preparando una Raccomandazione per evitare che, come sottolineato da uno studio del BEREC, gli utenti sottoscrivano contratti che consentono ai provider di limitare servizi quali il VoIP (ad esempio Skype) o i sistemi di file sharing (lo fanno circa il 20% degli ISP europei).

 

Riguardo, nello specifico il caso Free, Kroes ha sottolineato che non bisogna dimenticare che la gratuità di molti servizi online si basa proprio sulla presenza della pubblicità e dei cookies che tracciano la nostra attività: bloccare la pubblicità o scegliere la cosiddetta opzione ‘do not track’ che arresta il monitoraggio della navigazione ha, dunque, come conseguenza la possibilità di essere privati dei servizi di cui si usufruisce gratuitamente.

“La rete, i contenuti, l’accesso a internet devono pur essere finanziati da qualcuno. Diversi piccoli operatori esistono proprio grazie a modelli pubblicitari innovativi” che consentono agli utenti di vedere un contenuto video gratuitamente in cambio della previa visione di uno spot.

Le aziende che operano online, dal canto loro, devono comprendere che i consumatori hanno gusti e preferenze differenti e, quindi, concepire servizi differenziati.

Ecco perchè la decisione unilaterale di una singola azienda e senza la possibilità di essere reversibile è, invece, “contraria a interessi pubblici sensibili”.

 

Anche quando si parla di privacy e protezione dei minori, si va sempre e comunque a toccare questioni che fanno spesso storcere il naso ai sostenitori convinti di un internet aperto.

“Quando Microsoft ha deciso di attivare il do not track di default su Internet Explorer, è stato oggetto di molte critiche da parte dei concorrenti e degli inserzionisti. Critiche verso una decisione di business volta ad attrarre i consumatori più attenti alla privacy e che io non condivido”, ha affermato ancora Kroes, sottolineando ancora una volta quanto sia difficile trovare un equilibrio tra apertura del web e protezione della privacy.

 

Ben venga, dunque, l’autoregolamentazione, ma purché produca risultati tangibili e sia di completamento a iniziative legislative come quelle che la Commissione sta portando a termine sulla pubblicità online e i cookies.

“Tuttavia, se gli sforzi collettivi non dovessero produrre risultati chiari che possano essere efficacemente applicati e sottoposti a valutazione, l’autorità pubblica deve riservarsi il ditirro di intervenire”, così come ha fatto il Governo d’Oltralpe che ha intimato a Free di togliere il blocco alla pubblicità online, pur ammettendo la necessità di legiferare sulla questione della net neutrality, per riequilibrare un sistema attualmente troppo sbilanciato verso le web company.