L’Agenda digitale è finita in fondo al cassetto?

di Raffaella Natale |

L’Italia ha bisogno di continuare sulla via dell’innovazione.

Italia


Agenda digitale

L’Agenda digitale italiana rischia di rimanere un bel documento di buone intenzioni, se non si provvede immediatamente ad approvare i decreti attuativi (almeno 32) e i regolamenti necessari per trasformare in fatti concreti quelli che finora sono solo principi sulla carta.

Il governo, anche se dimissionario, potrebbe provvedervi e tra gennaio e marzo dovrebbero perlomeno passare importanti provvedimenti riguardanti il biglietto elettronico per il trasporto pubblico, il documento unificato che sostituirà carta d’identità e tessera sanitaria o ancora il fascicolo sanitario elettronico.

 

Le norme contenute nell’Agenda digitale dovrebbero rilanciare l’industria italiana dell’innovazione e far decollare l’economia con interventi che vanno dalle smart city alle startup, dalle infrastrutture per la banda larga all’abbattimento del digital divide, alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.

Il governo Monti e soprattutto i Ministri Corrado Passera del MiSE, Francesco Profumo del MIUR e Filippo Patroni Griffi della Funzione Pubblica hanno fatto tanto, ma non basta. Il timore è che resti tutto sulla carta mentre l’Italia ha un disperato bisogno di continuare sulla via dell’innovazione.

 

Francesco Pizzetti, ex Garante della Privacy e ora presidente di Alleanza per Internet (AxI), associazione che si propone di sviluppare il digitale in Italia e che verrà presentata pubblicamente il 22 gennaio a Roma (ore 11 nella Sala del Garante Privacy in Piazza di Montecitorio), lo dice chiaramente: “Siamo in ritardo e l’Agenda digitale approvata dal governo, per quanto lacunosa, richiederà enorme impegno per essere attuata“.

 

Qualcuno già chiede di istituire nel nuovo governo un Ministro ad hoc, quello per l’Agenda digitale, un dato è certo: non bisogna perdere quanto realizzato fino a oggi e i nuovi eletti dovranno darsi da fare per migliorare e aggiungere a quanto fatto con i due decreti Sviluppo dal governo Monti. Sicuramente si dovrà fare molto di più per l’eCommerce o per la banda ultra larga e i pagamenti mobili.

 

Intanto, però, superare le resistenze nella PA centrale e locale, perché l’Agenda digitale porterà innegabili vantaggi soprattutto in termini di risparmi, si parla di circa 19 miliardi in tre anni. Un altro ostacolo da rimuovere è la questione in sospeso della nomina del direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale, Agostino Ragosa, chiamato ad avere un ruolo fondamentale per la realizzazione dell’Agenda e per i rapporti con l’Unione europea.

 

Sicuramente anche l’Agcom dovrà dare il proprio contributo. Per prima cosa la nuova Autorità guidata da Angelo Cardani dovrà riprendere in mano il Regolamento sul diritto d’autore, per fermare la pirateria che ha messo in ginocchio l’industria del cinema e della musica, e per far decollare il mercato legale dei contenuti digitali.