Web economy: le aziende Ue impreparate non sanno sfruttare le opportunità di eCommerce e social network

di Alessandra Talarico |

Un deficit triste e dannoso per l’economia del Vecchio continente perchè ‘priva l’Europa delle opportunità di crescita che i competitor internazionali stanno già ampiamente sfruttando’, ha affermato il fondatore di Email-Brokers, William Vande Wiele.

Europa


Net economy

Internet è il ‘parente povero’ dell’economia europea. Lo sostiene un nuovo studio della società Email-Brokers, secondo il quale sono ancoro troppo poche le aziende europee che vantano una presenza online e che riescono, quindi, a cogliere le opportunità offerte dall’eCommerce e dai social network in termini di business e creazione di occupazione.

 

Dallo studio – che ha esaminato i trend di sviluppo di internet nell’intero continente tra il 2010 e il 2012 – emerge che i paesi che vantano la maggior presenza di aziende online sono la Germania, il Belgio e l’Olanda, con una percentuale rispettivamente del 64%, 61% e 58%.

I paesi in cui vengono registrati i tassi di crescita maggiore sono la Repubblica Ceca (dove il numero di siti web è cresciuto dell’11% in un anno), la Francia (+10%), il Portogallo (+9%) e l’Ungheria (+9%)

 

L’Italia risulta invece al secondo posto per numero di aziende attive nei social media (5,6%), dietro alla Gran Bretagna (6%) e davanti alla Svezia (5,4%).

La Gran Bretagna (16%) è anche, col Lichtenstein (17%), il paese con la maggiore percentuale di aziende attive nel commercio online.

 

Si tratta, a ben vedere, di numeri molto modesti soprattutto di fronte al numero “abnormemente alto” di siti illegali: il primato, in questo caso, va al Belgio con il 91% dei siti non conformi alla legislazione vigente. Seguno Turchia (89%), Albania (88%) e Ucraina.

 

Un deficit triste e dannoso per l’economia del Vecchio continente perchè “priva l’Europa delle opportunità di crescita ed esportazione che i competitor internazionali stanno già ampiamente sfruttando”, ha affermato il fondatore di  Email-Brokers, William Vande Wiele.

Una tendenza ancor più preoccupante perchè, secondo i dati della Ue, l’economia digitale genera 2,6 nuovi posti di lavoro per ogni posto che sparisce nell’economia tradizionale.

Eppure, ha aggiunto Vande Wiele, su 21 paesi considerati nello studio, soltanto in 7 più del 50% delle aziende sono online.

“Non è troppo tardi per reagire, ma quasi. Gli imprenditori europei non stanno sfruttando le enormi opportunità della digital economy in generale e di internet in particolare, che costituisce un ulteriore canale di vendita locale e internazionale. I social network, stanno cambiando le abitudini dei consumatori, fornendo inoltre alle aziende maggiori informazioni sui loro profili, le preferenze di acquisto, la loro comunità e così via. Adattarsi a questi cambiamenti costituisce una sfida cruciale per gli anni a venire”, ha spiegato Vande Wiele, auspicando che anche le autorità pubbliche comincino a lanciare iniziative volte a sostenere lo sviluppo del web a livello continentale.

“In gioco – ha concluso – ci sono milioni di posti di lavoro che potranno essere creati solo con importanti investimenti nei nuovi media”.