TI Media, sempre più forti le voci di un’alleanza tra Clessidra e Cairo per gli asset in vendita

di Raffaella Natale |

Attesa per il Cda di Telecom Italia fissato per il 17 gennaio.

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Strada in salita per TI Media, dopo i rumors che parlano di una flessione del 18% dei ricavi pubblicitari per l’area televisiva a circa 175 milioni di euro nel 2012. Dati in calo rispetto anche alle previsioni di Equita che parlavano di 180 milioni.

Secondo quanto riporta Adnkronos, si sarebbe verificato uno scollamento tra attese e risultati sul fronte dei ricavi, che non migliora il quadro economico della società. Di certo non appare in grado di facilitare il dialogo con i potenziali acquirenti, avallato dal Cda della controllante Telecom Italia dello scorso dicembre (Leggi Articolo Key4biz). In quell’occasione, il board ha dato mandato al management di proseguire le trattative, negoziando però “condizioni migliorative al fine di presentare al Cda delle offerte vincolanti definitive”.

 

In lizza per l’acquisto degli asset – La7, Mtv e i tre multiplex per il digitale terrestre di TIMB – restano Clessidra e Cairo Communications che, però, non intendono ritoccare le loro offerte nonostante le richieste di Telecom Italia.

Clessidra vorrebbe spendere 300 milioni di euro, mux compresi, mentre Cairo mira solo a La7 per 100 milioni. Per la decisione di Telecom bisognerà attendere il Cda in agenda il prossimo 17 gennaio.

 

I primi 9 mesi del 2012 si sono chiusi con un rosso di 53,8 milioni di euro, 38,9 milioni in più rispetto alla perdita dell’anno precedente e qualcuno dice che potrebbe chiudere l’anno con oltre 100 milioni di perdita. Le prime evidenze sui risultati consolidati a novembre “confermano il trend negativo in termini operativi e d’indebitamento già evidenziato a settembre“, dice il Cda. E’ su questa base, si legge in una nota, che il Consiglio “ha dato mandato al management di elaborare un piano mirato al miglioramento della situazione economico finanziaria, anche attraverso un programma di contenimento dei costi”.

 

Un aspetto non da poco per le trattative in corso che ha spinto al ribasso le offerte. Per questa ragione Telecom, nonostante abbia più volte ribadito di non voler svendere gli asset, potrebbe doversi accontentare di un’offerta al di sotto delle stime di mercato.

 

Intanto, per il Giornale, la pausa natalizia ha alimentato le indiscrezioni su una possibile alleanza tra i due pretendenti.

 

Per gli esperti di Equita, se la cessione non arrivasse al traguardo, il debito di Telecom supererebbe i 28 miliardi di euro rispetto al target di piano di 27,5 miliardi. “Ne risulterebbe – hanno spiegato – che il piano di riduzione a 25 miliardi per il 2013 sarebbe particolarmente arduo da raggiungere, a meno di un azzeramento del dividendo”.

 

Stando al parere della stampa, Telecom potrebbe anche procedere a una nuova svalutazione dell’avviamento per circa 3 miliardi, dopo i 7 dello scorso anno: questo evento, ha precisato Equita, “non imporrebbe necessariamente uno stop al dividendo giacché Telecom gode di circa 9 miliardi di riserve distribuibili”.

 

Nonostante il cambio di management, che nel frattempo ha avuto luogo a TI Media (Severino Salvemini è stato posto alla guida di La7 mentre Marco Ghigliani è stato indicato alla carica di amministratore delegato), possa testimoniare la volontà di imprimere una svolta alla gestione, al momento, almeno tra alcuni degli acquirenti, prevale l’impressione di una divaricazione significativa tra il valore di mercato e le attese di Telecom Italia.

TI Media capitalizza in Borsa 242 milioni: il valore d’impresa che si ottiene aggiungendo il debito (224 milioni), è 466 milioni, cifra superiore ai valori che circolano oggi.

 

Non da ultimo vengono valutate le conseguenze della prossima asta per le frequenze tv, per la quale si aspetta il via libera della Ue al regolamento dell’Agcom (Leggi Articolo Key4biz). Ciò potrebbe determinare qualche cambiamento, ma i dubbi che pesano sull’esito di questa gara sono tanti, anche se le frequenze digitali resteranno comunque un bene prezioso sia per i broadcaster che per le telco.