Frequenze Tv, perché la politica non parla più dell’asta?

di Raffaella Natale |

Su Twitter, Corrado Passera: ‘Abbiamo sollecitato, l’asta si deve fare’. Intanto siamo ormai in campagna elettorale e tra i veti esteri e i ritardi accumulati nessuno parla più della gara.

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Ripetitore

L’asta per le frequenze televisive del digitale terrestre continua a far discutere mentre si attende, per metà mese, il via libera da Bruxelles al disciplinare predisposto dall’Agcom.

Come più volte ribadito, con ogni probabilità la gara si farà dopo le elezioni e questo nonostante, come commenta oggi Beppe Giulietti, deputato del gruppo misto e portavoce di Articolo21, “i ‘ripetuti e solenni’ annunci del Governo che, non solo si era impegnato a garantirne lo svolgimento entro il mese di dicembre, ma aveva anche liquidato con sufficienza e fastidio interpellanze e interrogazioni parlamentari” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Pronta la replica di Corrado Passera che su Twitter scrive: “Ho cancellato il beauty contest“, ma per fare l’asta per le frequenze tv “aspettiamo il via libera Ue e Agcom“. Il Ministro dello Sviluppo economico ha aggiunto: Abbiamo sollecitato, lasta si deve fare.

 

Giulietti nella sua nota fa poi riferimento a un articolo pubblicato oggi su Repubblica: “L’allarme è assolutamente fondato”.

“Rilievi delle Autorità internazionali, ricorsi presentati o annunciati, errori contenuti nel bando di gara, ritardi accumulati dall’Agcom…. sia come sia l’asta, almeno per ora, è saltata e chi ha lavorato per la conservazione dell’esistente e la tutela del conflitto di interessi può legittimamente festeggiare. Poco interessano adesso le giustificazioni postume, piuttosto spetta ora ai candidati alla presidenza del Consiglio far sapere se e come riproporranno l’asta, risolveranno il conflitto di interessi e procederanno a liberare la Rai e le Autorità da ogni interferenza indebita“.

 

“Almeno su questo punto – ha concluso Giulietti – sarebbe auspicabile la più ampia convergenza tra Bersani, Monti, Ingroia, Grillo, Fini, Casini, Di Pietro e via discorrendo, senza eccezione alcuna”.

 

Passera, aveva, infatti, preso l’impegno di effettuare l’asta per le frequenze tv entro il 2012 o comunque prima della fine del suo mandato (Leggi Articolo Key4biz). Ogni giorno, però, l’asta incontra nuovi ostacoli, scrive oggi La Repubblica, in parte ereditati dal passato, in parte sottovalutati. A complicare la questione sono le proteste di due Stati esteri, Croazia e Malta. Nel primo caso, quando il Ministero concede alla Rai delle frequenze digitali per servire le regioni adriatiche, il segnale invade il territorio croato; la Tv pubblica contesta l’inadeguatezza delle frequenze davanti al Tar, che le danno ragione.

 

Nel suo ricorso, Viale Mazzini chiede nuove frequenze che non interferiscano con le emittenti dei Paesi vicini, chiedendo che vengano prese da quelle da mettere all’asta. Nel secondo caso, quando Mediaset e Telecom Italia ottengono frequenze per lanciare il digitale terrestre in Sicilia, interferiscono con il segnale di Malta, che protesta in tutte le sedi italiane e internazionali; anche Mediaset e Telecom si dicono pronte a togliere il disturbo ai maltesi, ma chiedono frequenze pulite in cambio. Al Ministero, scrive Repubblica, non intendono accogliere le richieste: non si vuole intaccare il patrimonio di canali che deve andare all’asta.