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Cartello eBook: anche Penguin cede all’Antitrust USA e firma accordo

Stati Uniti


Cede, infine, anche la britannica Penguin che, dopo gli altri tre editori, sottoscrive l’accordo con il Dipartimento di Giustizia statunitense per evitare il processo per sospetto cartello sul mercato degli eBook.

Secondo i termini stabiliti col DoJ, che dovranno essere approvati dalla Corte, Penguin, filiale del gruppo Pearson, dovrà porre termine all’intesa con Apple e altri retailer sui prezzi dei libri digitali e non potrà stabilire nuovi accordi per due anni.

Prima di Penguin, già Hachette (Lagardère), HarperCollins (News Corp) e Simon & Schuster (CBS) avevano deciso di trattare col governo statunitense, ma anche con l’Antitrust Ue (Leggi Articolo Key4biz), per chiudere l’indagine (Leggi Articolo Key4biz).

 

Gli editori si sono impegnati a pagare 69 milioni di dollari per risarcire i consumatori, che hanno acquistato libri digitali tra il 1° aprile 2010 e il 21 maggio 2012. 

Nell’ambito dell’accordo stragiudiziale gli editori hanno anche accettato di modificare le loro pratiche per consentire ai distributori di eBook, come Amazon o Barnes & Noble, di ridurre eventualmente anche i prezzi dei loro titoli.

 

Resta, invece, ancora aperta la pratica contro Apple e il quinto editore MacMillan, filiale del gruppo tedesco Bertelsmann. Il processo dovrebbe cominciare a giugno.

Probabilmente la prossima a cedere sarà Bertelsmann che a ottobre ha annunciato l’accordo di fusione con Pearson delle rispettive case editrici: Penguin e Random House (Leggi Articolo Key4biz).

 

La chiusura dell’indagine Ue è stata annunciata la scorsa settimana dal Commissario alla Concorrenza, Joaquin Almunia, dopo l’impegno delle parti a modificare gli accordi con i rivenditori al dettaglio (Leggi Articolo Key4biz).

 

La Commissione sospettava che Apple e i quattro editori avessero violato le regole antitrust della Ue, che vietano cartelli e pratiche restrittive (art. 101 Trattato Ue), controllando insieme la vendita di eBook, attraverso l’imposizione di nuovi modelli di vendita all’ingrosso o con contratti di agenzia contenenti le stesse parole chiave (in particolare l’inusuale clausola ‘Most Favoured Nation‘ per i prezzi al dettaglio).

 

La Ue temeva che questa opzione fosse stata il risultato di una concertazione tra editori concorrenti, con l’aiuto di Apple, volta ad aumentare i prezzi di vendita al dettaglio degli eBook nell’Aera Economica Europa (EEA) e ostacolando l’offerta a prezzi più bassi.

 

Fino all’arrivo dell’iPad sul mercato, i prezzi sui libri digitali venivano fissati dai rivenditori e non dagli editori. La Ue sospettava, quindi, che da allora fosse stata adottata una nuova tipologia di contratti di agenzia che permettesse ai publishers di fissare il prezzo, a danno dei consumatori.

 

Le cinque compagnie si sono, adesso, impegnate con la Commissione europea a rescindere gli attuali contratti di agenzia e ad astenersi per cinque anni dall’inserimento di clausole MFN sui prezzi.

Nella stipula dei nuovi contratti di agenzia con gli editori, i rivenditori saranno liberi di fissare il prezzo al dettaglio degli eBook per due anni. Si precisa però che gli sconti praticati dai retailers non devono eccedere l’ammontare annuo delle commissioni che questi ricevono dagli editori.

 

Se una delle società dovesse venir meno a questi impegni, la Commissione Ue, così come prevede l’art. 9 del Regolamento antitrust, potrà immediatamente infliggere una multa calcolata fino al 10% del fatturato annuo mondiale.

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