WCIT12. Franco Bernabè: ‘La Ue faccia sentire la sua voce. Servono regole simmetriche per telco e OTT’

di Alessandra Talarico |

Su temi fondamentali quali sicurezza e privacy, la Ue ha delegato ogni decisione agli Usa mostrando, secondo Bernabè, una ‘disattenzione totale’ per come sarà governata nei prossimi 50 anni la più importante infrastruttura del Mondo.

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Franco Bernabè

Mentre a Dubai, dove è in corso la Conferenza mondiale sulle telecomunicazioni, gli Usa continuano a puntare i piedi affiche le web company come Google, Facebook, Apple e Co., vengano tenute fuori dal Trattato, Franco Bernabè lancia un nuovo appello alla Commissione europea, affinché presti maggiore attenzione ai temi che gravitano attorno alla sicurezza e alla privacy della più grande infrastruttura di comunicazioni al mondo, cioè internet.

In occasione della presentazione del suo libro ‘Libertà vigilata‘, che tocca proprio queste tematiche, il presidente di Telecom Italia, ha sottolineato nuovamente la necessità di regole simmetriche che garantiscano le medesime condizioni per le aziende Ue e Usa, perchè “Internet è il nostro futuro” e non è possibile lasciarlo senza regole.

Soprattutto, ha denunciato, in occasione del WCIT-12, è stata messa in atto “una delle più grandi operazioni di contro-informazione, o mala-informazione che abbia mai sperimentato nella mia vita, perchè Google l’ha presentata come il tentativo di privare Internet della libertà”.

Secondo Bernabè, dunque, prima di “prendere decisioni che esprimono una posizione ingenua” la Ue avrebbe dovuto fare “un’analisi molto più approfondita” della situazione.

Profondamente sbagliato, secondo Bernabè, “delegare tutto agli Usa” che col loro atteggiamento – che in seno al WCIT-12 sta assumendo toni quasi dittatoriali – stanno tenendo in stallo le discussioni sulla governance della rete e la revisione delle regole internazionali sulle telecomunicazioni (Leggi articolo Key4biz), facendo passare il messaggio che chi vuole regolamentare internet vuole mettergli il bavaglio quando invece la loro posizione oltranzista serve solo a difendere “le loro società Internet, che hanno una potenza finanziaria e lobbistica straordinaria”.

“…Invece bisogna porsi il problema di come governare la più grande infrastruttura dei prossimi 50 anni per renderla sicura e senza rischi per gli utilizzatori. A questo servono le regole”, ha aggiunto Bernabè.

 

In un’epoca in cui tutte le informazioni viaggiano in rete non è possibile che le aziende che le gestiscono rispondano a regole diverse in base al loro paese di provenienza.

Le aziende Usa come Google, Facebook, Apple o Amazon, ha sottolineato il presidente Telecom, sono “soggetti ricchissimi”, 4 monopoli che in Europa fanno “investimenti vicini allo zero e danno occupazione solo a qualche decina di ragazzi in Irlanda” e in più possono raccogliere tutte le informazioni riservate, conoscere gusti e preferenze degli utenti e rivendersi questa mole immensa di dati preziosi senza vincoli di sorta, mentre gli operatori telefonici sono invece, e giustamente, sottoposti a rigidi vincoli sulla sicurezza dei dati, la privacy, il diritto d’autore.

 

A sostegno delle sue tesi, Bernabè ricorda che Google, Apple Facebook, Amazon, hanno “una capitalizzazione di 700 miliardi di euro e disponibilità liquide pari a 120 miliardi, pari alla capitalizzazione delle 4 principali società europee di tlc. Queste ultime però impiegano 1,2 milioni di persone, pagano 40 miliardi di tasse e fanno investimenti per 40 miliardi di euro, danno quindi un contributo sociale enorme all’Europa, mentre i 4 over the top non fanno assolutamente nulla”.

 

La Ue, quindi, secondo Bernabè, dovrebbe far sentire la sua voce, come fanno gli Usa dietro la spinta della lobby di queste web company che hanno “un interesse strategico militare, ma anche politico economico, a tenere in mano il web” a lasciarlo deregolato.

 

L’Europa, insomma, “deve cambiare rotta”, e spingere per una “regolazione simmetrica” con gli Stati Uniti, dove invece “le regole non ci sono” e questa condizione fa sì che società come Google, Apple, Facebook e Amazon possano prosperare sulla rete senza condividerne costi e regole, mentre invece gli operatori devono spendere “centinaia di milioni l’anno per adeguare i propri sistemi e tutelare le banche dati”.

 

Un’asimmetria che a giudizio delle telco è fortemente penalizzante non solo per le aziende europee, ma anche per il futuro di internet che – ha detto ancora Bernabè – “deve svilupparsi in modo diverso, senza pericoli per i minori, senza rischi per il commercio elettronico, senza che il 90% delle mail sia spam, senza furti di identità”.

 

Se la situazione rimarrà immutata, con uno scenario in cui negli Usa l’interconnessione IP è totalmente deregolamentata e “due società si dividono un mercato grande come l’Europa, dove invece operano centinaia e centinaia di società”, finirà che “fra qualche anno, quando le attività di telecomunicazioni tradizionali spariranno e ci saranno solo interconnessioni IP, ci sarà un’Europa regolamentata e gli Stati Uniti deregolamentati, e saremo dominati da soggetti di grandissima dimensione”.