Censis, italiani meno teledipendenti e più social. Il 42% è su Facebook

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Palinsesti su misura costruiti online. La penetrazione internet si attesta al 62,1%.

Italia


Social networking Tv

Gli italiani, meno teledipendenti, più digitali, ma senza stampa. E’ quanto emerge dalla 46a edizione del Rapporto Censis sui più significativi fenomeni socio-economici del Paese, presentato oggi a Roma.

Nella parte relativa a media e comunicazione, si rileva che la televisione ha un pubblico che coincide con la totalità della popolazione: il 98,3% (+0,9% rispetto al 2011), con aggiustamenti che dipendono dalla progressiva sostituzione del segnale analogico con quello digitale, dal successo consolidato delle tv satellitari (+1,6%), dalla maggiore diffusione della web tv (+1,2%) e della mobile tv (+1,6%). Sono cambiati e aumentati i modi per guardare la tv. Oggi un quarto degli italiani collegati a Internet (24,2%) ha l’abitudine di seguire i programmi dai siti web delle emittenti televisive e il 42,4% li cerca su YouTube per costruirsi i propri palinsesti d’informazione o intrattenimento su misura.

Queste percentuali aumentano nel segmento di popolazione più giovane, salendo rispettivamente al 35,3% e al 56,6% tra gli internauti 14-29enni.

 

Anche la radio resta un mezzo a larghissima diffusione di massa: la ascolta l’83,9% della popolazione (+3,7%). Ma cresce la radio via web tramite il pc (+2,3%) e per mezzo dei telefoni cellulari (+1,4%). I cellulari (utilizzati dall’81,8% degli italiani) aumentano ancora la loro utenza complessiva (+2,3%), anche grazie agli smartphone (+10% in un solo anno), la cui diffusione è passata tra il 2009 e il 2012 dal 15% al 27,7% della popolazione e oggi si trovano tra le mani di più della metà dei giovani di 14-29 anni (54,8%). E questi ultimi utilizzano il tablet (13,1%) più della media della popolazione (7,8%).

 

La penetrazione di Internet ha guadagnato 9 punti percentuali nell’ultimo anno e oggi l’utenza si attesta al 62,1% degli italiani (erano il 27,8% solo dieci anni fa, nel 2002). Il dato sale nettamente nel caso dei giovani (90,8%), delle persone più istruite, diplomate o laureate (84,1%), e dei residenti delle grandi città, con più di 500.000 abitanti (74,4%). E continua la forte diffusione dei social network. E’ iscritto a Facebook il 66,6% delle persone che hanno accesso a Internet, che corrispondono al 41,3% dell’intera popolazione e al 79,7% dei giovani. YouTube arriva a un’utenza del 61,7% delle persone con accesso a Internet (pari al 38,3% della popolazione complessiva).

 

Al tempo stesso, prosegue l’emorragia di lettori della carta stampata: i lettori di quotidiani (-2,3% tra il 2011 e il 2012), che erano il 67% degli italiani cinque anni fa, sono diventati oggi solo il 45,5%. Al contrario, i quotidiani online contano il 2,1% di lettori in più rispetto allo scorso anno, arrivando a un’utenza del 20,3%. Perdono lettori anche la free press, che si attesta al 25,7% di utenza (-11,8%), i settimanali (-1%) e l’editoria libraria (-6,5%). E proprio tra i giovani la disaffezione per la carta stampata è più grave: tra il 2011 e il 2012 i lettori di quotidiani di 14-29 anni sono diminuiti dal 35% al 33,6%, quelli di libri dal 68% al 57,9%.

 

Il decollo dell’app economy. Tra gennaio e giugno del 2012 il traffico dati registrato sulle schede sim è cresciuto del 12,3% confrontato con lo stesso periodo dell’anno precedente. Le sim in uso che hanno effettuato traffico dati sono state 21 milioni. E il volume di traffico che in media si può attribuire a ogni singola sim ha registrato un incremento del 21% rispetto al primo semestre del 2011. Negli ultimi dodici mesi il 37,5% dei possessori di mobile device ha scaricato applicazioni gratuite o a pagamento: il 16,4% frequentemente, il 21% qualche volta. In cima alla classifica delle app più scaricate ci sono i giochi (ricercati dal 63,8% di chi ha scaricato applicazioni), poi il meteo (33,3%) e le informazioni stradali (32,5%), con un utilizzo prevalente da parte del pubblico maschile (40,6%) rispetto a quello femminile (21,5%). A seguire, il 27,4% degli utenti mobile che hanno scaricato applicazioni si è orientato su app che portano i social network sul display, il 23,8% app multimediali, il 23,2% app per telefonate e messaggistica istantanea via Internet, il 25,8% app per le news.

 

Oggi meno di un italiano su due (il 49,7% della popolazione) legge almeno un libro l’anno, con un calo rispetto all’anno precedente del 6,5%. I lettori forti, che leggono almeno dieci libri l’anno, erano nel 2007 il 25,6%, ma nel 2012 sono scesi al 13,5%. I lettori occasionali, che leggono al massimo due libri l’anno, erano l’11,2% nel 2007 e sono vertiginosamente saliti al 41,1% nel 2012.

C’è stato un incremento degli eBook letti dell’1% rispetto al 2011, ma sono pochi 2,7 lettori di eBook ogni 100 abitanti. Aumenta, però, il numero di libri digitali immessi sul mercato dalle case editrici: 37.662 titoli a settembre del 2012. Il 37% delle novità italiane viene pubblicato anche in versione elettronica. Oggi si presenta una nuova sfida editoriale: il self publishing. Nel 2011 sono stati rilasciati 1.924 codici Isbn direttamente ad autori per auto-pubblicazioni. Si stimano in circa 40.000 i titoli auto-pubblicati attualmente in catalogo, pari a circa il 5% dei titoli in commercio.

 

Il 51,2% degli utenti dei social network pubblica informazioni personali, la stessa percentuale vi diffonde fotografie e video propri, il 30,7% comunica le attività che svolge durante la giornata, il 10,7% consente la geolocalizzazione della posizione, il 7,1% pubblica informazioni e fotografie di altri (amici e familiari) e il 7% pubblica notizie sulla propria vita sentimentale. L’esplosione dei social media ha avuto come effetto la moltiplicazione delle informazioni personali in rete.

 

Complessivamente, il 75,4% di chi accede a Internet ritiene che esista il rischio che la propria privacy possa essere violata sul web: il 45,3% teme la pubblicazione da parte di chiunque contenuti e immagini che li riguardano, il 23,5% la registrazione da parte dei motori di ricerca dei propri percorsi di navigazione, il 21,4% l’utilizzo dei propri dati a scopi commerciali, il 14,7% la registrazione della posizione. Il 54,3% degli italiani pensa che sia necessario tutelare maggiormente la privacy per mezzo di una normativa più severa che preveda sanzioni e la rimozione dei contenuti sgraditi, ma il 29,3% crede che ormai sia impossibile garantire la privacy perché in rete non si distingue più tra pubblico e privato, l’8,9% ritiene che sia inutile perché con l’avvento dei social network la privacy non è più un valore e che la condivisione delle informazioni in rete dia maggiori benefici, il 7,6% che non si corrono rischi e che le attuali regole sono sufficienti. C’è poi la questione del ‘diritto all’oblio‘ in rete. Il 74,3% degli italiani è convinto che ognuno ha il diritto di essere dimenticato e che le informazioni personali sul nostro passato, se negative o imbarazzanti, dovrebbero poter essere eliminate dal web.

 

Nel primo semestre del 2012 gli investimenti pubblicitari si sono ridotti nel complesso del 9,7%. Internet è l’unico mezzo a registrare una variazione positiva: +11,2%. Il successo è dovuto alla pubblicità ‘fai da te’ sul web, on-demand, cioè la possibilità per l’utente di interrogare la rete prima di effettuare un acquisto. Il 37,1% degli italiani che hanno accesso a Internet ha l’abitudine di visitare il sito dell’azienda produttrice o venditrice, il 19% chiede consigli nei forum online, il 13,4% cerca le offerte sui siti di vendita online come eBay e il 10,9% sui portali di acquisto collettivo come Groupon, l’11,2% cerca recensioni su YouTube, il 10,5% scambia informazioni attraverso i social network. Negli ultimi dodici mesi il 24% degli italiani ha acquistato un prodotto o un servizio grazie alla segnalazione pubblicitaria vista in televisione, ma al secondo posto per capacità di influenza viene Internet (13,6%), prima di giornali (11,9%), riviste (9,9%) e radio (6,2%).

 

Le famiglie italiane si dichiarano parzialmente soddisfatte del parental control, anche se una significativa percentuale (il 54,5%) puntualizza che il filtro tecnologico in tv a protezione dei minori potrebbe essere efficace, ma bisognerebbe migliorarlo.