Agenda digitale, ma quale Crescita 2.0? Il Decreto svuotato di ogni miglioramento

di Raffaella Natale |

Il testo privato di tutti quei provvedimenti che miravano a digitalizzare concretamente e realisticamente l’Italia, nonostante le mancanze già denunciate. Bisognerà ricominciare daccapo?

Italia


Corrado Passera

Sospeso l’esame al Senato del Decreto sviluppo bis, dopo che è stata posta la questione di fiducia sull’approvazione di un maxiemendamento. E’ stata, quindi, convocata la conferenza dei capigruppo. La seduta era stata rinvita al pomeriggio per dare tempo al governo di depositare le relazioni tecniche sugli emendamenti approvati dalla Commissione Industria.

 

Sui temi dell’Agenda Digitale il risultato appare, però, sconfortante. Sono, infatti, stati respinti gran parte degli emendamenti migliorativi, tranne alcune eccezioni come l’introduzione della Carta dei diritti di Internet che si pone l’obiettivo di colmare il digital divide, assicurando l’accesso universale alla rete “senza alcuna discriminazione o forma di censura”.

Nel Decreto Crescita 2.0, pertanto, restano i ‘buchi’ già segnalati in sede di approvazione come quello riguardante l’eCommerce, le Smart City, le Startup, la PEC, l’alfabetizzazione digitale.

 

Il Ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha precisato in aula che il governo non condivide tutte le modifiche introdotte dai senatori. Secondo il ministro, esiste ad esempio il “rischio di trovarsi non in linea con l’Unione europea” sulle concessioni demaniali marittime, che un emendamento ha prorogato di cinque anni, dal 2015 al 2020 invece di metterle a gara.

Il Ministro ha, poi, ricordato gli obiettivi del provvedimento: la semplificazione della pubblica amministrazione attraverso l’offerta ai cittadini di servizi digitali, la promozione di imprese innovative e di nuova occupazione nei settori a elevato contenuto tecnologico, la liberalizzazione del settore assicurativo, il superamento del gap infrastrutturale, la riduzione del divario digitale, l’attrazione di investimenti stranieri.

 

Ha indicato, quindi, i miglioramenti introdotti in Commissione, menzionando gli emendamenti 36.23 sulla Cassa depositi e prestiti, 23.0.10 sulle banche popolari, 34.0.100 sul ponte dello Stretto di Messina, 9.0.100 sull’acquisto di software da parte della pubblica amministrazione.

 

Tra le novità per il settore tlc, la Commissione Industria ha introdotto un credito d’imposta su Ires e Irap ai soggetti privati che partecipano alla costruzione di reti Ngn “di importo inferiore a 500 milioni di euro predisposti da una apposita società di capitali costituita a tal fine dalla Cassa depositi e prestiti”.

 

Non è invece passato l’emendamento che rivede la disciplina sui Monti bond, le speciali obbligazioni che Banca Mps deve emettere a favore del Tesoro per colmare il deficit patrimoniale in base alle richieste dell’Autorità bancaria europea. Ma è possibile che il governo la reintroduca nel maxiemendamento.

 

Intanto le associazioni Stati Generali dell’Innovazione, IWA Italy e Roma Startup, che hanno operato in questi mesi per raccogliere dal mondo delle imprese, delle associazioni e dagli esperti le proposte per migliorare il Decreto Crescita 2.0, esprimono il loro forte dissenso sulla conclusione del percorso di conversione in legge intrapreso al Senato.

Nella nota si legge che “Poiché il governo ha posto la fiducia sul testo uscito dalla Commissione, sia al Senato sia alla Camera data l’imminente scadenza del decreto, non è più possibile rimediare e il testo non sarà più migliorabile. Abbiamo così un’Agenda Digitale monca, in gran parte inattuabile”.

 

Le associazioni chiedono, quindi, al governo “d’introdurre con ulteriori provvedimenti i miglioramenti richiesti dagli emendamenti purtroppo respinti, superando le attuali intollerabili mancanze e all’Agenzia per l’Italia Digitale perché li preveda nel suo piano strategico”.