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Web company e tasse, dalla Commissione parlamentare britannica forti accuse al fisco: ‘Troppo passivi nei confronti delle multinazionali’

Gran Bretagna


La Gran Bretagna si sta muovendo velocemente sul dossier che riguarda le multinazionali che bypassano il fisco, attraverso procedure di profit shifting. La Commissione parlamentare dei Conti pubblici (Public Accounts Committee, PAC) ha esortato il governo ad agire in tempi rapidi.

Nel Rapporto consegnato oggi, ha sottolineato la necessità che le istituzioni intervengano per limitare la possibilità di queste aziende di sfruttare i cavilli legali per sottrarsi al pagamento delle imposte, garantendo una maggiore trasparenza sulla fiscalità e gli scambi internazionali.

 

Margaret Hodge, presidente della PAC, ha denunciato: “Le multinazionali che hanno attività nel Regno Unito che generano grossi fatturati, riescono a pagare poco o nulla d’imposte sul reddito. E’ scandaloso ed è un insulto alle aziende e i cittadini che pagano le tasse”.

 

Nel suo Rapporto, la Commissione parlamentare, attacca frontalmente il fisco britannico, Her Majesty’s Revenue & Customs, giudicandolo “troppo passivo” con le grandi compagnie.

Il mese scorso, nel corso dell’audizione in Commissione, i deputati britannici avevano criticato i rappresentanti di tre grandi gruppi americani, la catena di caffetterie Starbucks  e le web company Google e Amazon, additando le loro sistematiche pratiche di ottimizzazione fiscale (Leggi Articolo Key4biz).

Amazon, per esempio, ‘esporta’ in Lussemburgo la maggior parte del fatturato generato in Gran Bretagna, per godere di una pressione fiscale tra le più favorevoli d’Europa. Così come fa anche eBay, sul quale è stato recentemente aperto un altro fascicolo (Leggi Articolo Key4biz). Mentre Google gode del regime vantaggioso dell’Irlanda, avendo sede a Dublino.

 

Nel suo Rapporto, la Commissione parlamentare ritiene che le risposte fornite nel corso dell’audizione siano state “poco convincenti e in alcuni casi evasive“.

 

Proprio ieri Starbucks, che ha sempre affermato di rispettare la legge britannica, attaccato da più fronti per le sue discutibili pratiche, ha annunciato che s’impegnerà a modificarle. Amazon e Google si sono invece rifiutate di commentare le conclusioni della PAC.

 

A ottobre, un’inchiesta condotta da Reuters aveva rivelato che Starbucks non ha pagato un penny d’imposte per gli utili generati nel Regno Unito nel corso degli ultimi tre anni, nonostante abbia sempre sostenuto davanti agli investitori di essere in attivo.

 

L’attuale dibattito sulla fiscalità delle multinazionali deve essere letto anche alla luce della grave crisi che ha colpito l’Europa. La forte politica di austerity adottata da molti governi ha giustamente spinto diversi osservatori a puntare il dito contro politiche troppo flessibili, specie in materia tributaria, nei confronti delle multinazionali che hanno spesso ‘approfittato’ di una serie di escamotage per sottrarsi a pagamento delle tasse, dirottando i propri profitti nei cosiddetti paradisi fiscali, con il beneplacito di diversi Stati europei. Adesso non è più tempo di ‘giochetti’.

 

In queste ultime settimane, i vertici di grossi marchi di distribuzione, come John Lewis e WM Morrison Supermarkets, hanno chiesto una parità di trattamento tra aziende, a prescindere dalla loro nazionalità. La preoccupazione, del resto più che fondata, è che le pratiche adottate dalle multinazionali finiscano col favorire pratiche di concorrenza ‘sleale’.

Una preoccupazione che non ha lasciato indifferente la Commissione britannica dei conti pubblici.

“Siamo preoccupati – si legge nel Rapporto – dal fatto che le multinazionali godano di un vantaggio competitivo sleale sulle aziende britanniche che non hanno altra scelta che pagare le tasse”.

 

Senza che ci sia alcun collegamento tra le due cose, sempre oggi il Ministero delle Finanze ha annunciato l’intenzione di aumentare il gettito fiscale di oltre due miliardi di sterline in due anni, lottando contro l’evasione fiscale dei privati e delle multinazionali.

“La maggior parte dei contribuenti fa la loro parte per aiutarci a sanare i conti – ha detto il Cancelliere George Osborneed è inaccettabile che una minoranza riesca a evitare di pagare la propria parte, a volte infrangendo la legge“.

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