Telco Vs web company. Franco Bernabè (Telecom Italia): ‘Necessario maggiore equilibrio’

di Alessandra Talarico |

Al Corriere della Sera, il presidente di Telecom Italia affronta i temi al centro del dibattito tra telco e OTT e rivendica il ruolo fondamentale delle società telefoniche nel creare le infrastrutture e nel garantire che operino in condizioni di sicurezza

Italia


Franco Bernabè

Un maggiore equilibrio tra le regole in capo alle telco e quelle che governano l’operato degli Over the top. È quanto chiede il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè che in un’intervista a Il Corriere della Sera ha rivendicato la necessità di “riportare in una prospettiva corretta un dibattito sbilanciato che oggi vede nella parte dei buoni le società di Internet e in quella dei cattivi le tic”, proponendo la creazione di “una seconda Internet, che coesista con la prima, partendo dai servizi più delicati come quelli medici e finanziari che richiedono il top della sicurezza. Con una rete a qualità garantita, i cui maggiori costi siano sostenuti anche dai fornitori di servizi”.

 

La contrapposizione tra operatori telefonici e web company – Google, Facebook, Amazon ed Apple, tra le altre – nasce dal fatto che queste ultime, tutte americane, godono di leggi meno restrittive di quelle che pesano sulle società telefoniche europee (soprattutto per quanto riguarda gli aspetti relativi alla privacy) e inoltre traggono enormi profitti dai servizi e dalle applicazioni veicolati su reti alla cui costruzione e mantenimento non contribuiscono.

“Faccio presente che le 4 principali società Internet capitalizzano da sole il doppio di tutte le maggiori società di tic del mondo”, ha affermato Bernabè al quotidiano milanese.

 

Una situazione eccessivamente squilibrata e di fronte alla quale le telco chiedono una nuova governance di internet più sicura e affidabile, anche perchè in gioco non ci sono soltanto i loro ricavi, ma anche la privacy degli utenti, i cui dati – bene preziosissimo nell’epoca del web 2.0 (Leggi articolo Key4biz) – secondo Bernabè subiscono un vero e proprio ‘esproprio’ da parte degli OTT.

 

Di fronte a questo stato di cose, gli operatori chiedono appunto un maggiore equilibrio per garantire che le reti – spina dorsale della società dell’informazione – possano continuare a essere migliorate e a sostenere la crescita del traffico, alimentata anche dai dispositivi mobili.

 

La colpa di questo squilibrio non è da attribuirsi esclusivamente all’assenza di regole ma, sottolinea Bernabè, è proprio l’assenza di regole a essere “rivendicata dagli Over the Top come il propellente che garantisce loro enormi vantaggi”. E a chi sostiene che dalla mole incredibile di servizi creati dagli OTT si avvantaggiano anche le telco, il presidente Telecom Italia risponde che è vero anche che queste società “hanno anche creato un nuovo tipo di monopoli che frenano l’innovazione”.

Uno scontro tra lobby, si potrebbe pensare, ma con le società Usa che hanno “un’enorme influenza sul governo americano”, ha puntualizzato Bernabè, ricordando l’aspetto anche politico, oltre che economico, di questa contrapposizione.

 

Come più volte ricordato in passato (Leggi articolo Key4biz), ancora una volta il presidente di Telecom Italia si è opposto all’idea che gli operatori telefonici possano trasformarsi in semplici ‘dumb pipes‘, o trasportatori di bit dal momento che, ha ricordato, “…le telco hanno un ruolo fondamentale nel creare le infrastrutture e nel garantire che operino in condizioni di sicurezza, e la sicurezza è il tema più rilevante di oggi”.

 

A monte di questa situazione di disequilibrio, ha spiegato Bernabè, vi una ragione “storica e complessa, legata al fatto che le tic sono fatte di standard e interoperabilità” e soprattutto a quello che a posteriori potrebbe essere definito un ‘errore di valutazione’ delle telco che nel 1978, quando vennero definiti i livelli architetturali di Internet, decisero di non concentrarsi sul livello applicativo perchè “allora nessuno immaginava che quello applicativo sarebbe stato il livello fondamentale. Così non vennero definiti gli standard di interoperabilità”.

Se così non fosse stato, ad esempio, “oggi potremmo portare un profilo da Facebook a un’altra società come portiamo il numero di telefono da un operatore all’altro”.

 

Certo, sarebbe stato difficile 35 anni fa – ma anche 10 anni fa – prevedere l’evoluzione che la rete avrebbe conosciuto, con l’esplosione di dispositivi mobili, applicazioni e servizi che ne fanno oggi uno strumento imprescindibile anche in funzione della crescita economica e sociale.

Proprio per questo è necessario trovare un punto di incontro tra le diverse istanze e le diverse visioni di una questione tanto delicata, con le telco che intravedono nella possibilità di accordi commerciali tra le parti una possibile soluzione all’attuale impasse.

Di questo si discuterà alla prossima Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni (WCIT-12) che aprirà i battenti la prossima settimana a Dubai e sarà occasione per rivedere le regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITRs), ferme al 1988.