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WCIT12: Google paladino della libertà della rete… poco credibile. Cosa c’è dietro?

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Google entra di petto nel dibattito internazionale che riguarda il WCIT12, organizzato dall’ITU (International Telecommunication Union) che si terrà il prossimo 3 dicembre a Dubai.

Un’occasione importante, per discutere delle nuove strategie della rete, di un nuovo modello economico, perché quello attuale non è più sostenibile alla luce dei grossi cambiamenti che avvengono sotto i nostri occhi alla velocità dell’ultra-broadband.

Ma per la web company, si tratta del ‘posto sbagliato’ per prendere decisioni sul futuro di internet. Da qui l’idea di lanciare dal suo blog una petizione online ‘Take action‘ a sostegno della sua protesta, denunciando dei rischi per la libertà della rete e chiedendo che internet resti aperto.

 

A Dubai dovranno essere aggiornate, per la prima volta dal 1988, le regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITRs), un’occasione che permetterà ad alcuni Paesi di illustrare le loro proposte per innovare norme ormai non più adatte ai nostri tempi.

Ma Google lancia l’allarme, asserendo che c’è una seria minaccia per la libertà della rete, perché, scrive sul suo blog, “nell’ITU sono rappresentati solo i governi” e alcuni di questi “non sostengono un internet libero e aperto”.

Il gruppo americano punta il dito contro alcune modifiche proposte al Trattato che, a suo dire, “potrebbero accrescere la censura e minacciare l’innovazione” e che “richiederebbero a servizi come YouTube, Facebook o Skype di dover pagare per potersi estendere oltre i confini attuali, una decisione che potrebbe limitare l’accesso alle informazioni in particolare nei mercati emergenti”.

 

La volontà dell’ITU di riformare la governance d’internet e favore di un’organizzazione multilaterale, appare a Mountain View come un ‘progetto pericoloso’.

 

Questa volta Google, nel mirino dei Garanti Privacy Ue, che hanno chiesto un urgente modifica della sua policy, al momento non in linea con le disposizioni comunitarie e che mette a rischio la riservatezza dei dati degli utenti, senza fornire tra l’altro chiarimenti dettagliati sull’uso che fa di questa mole di informazioni personali (Leggi Articolo Key4biz), monta sul cavallo della libertà, in modo che, lasciatecelo dire, appare del tutto strumentale.

 

Senza bisogno di ripercorrere tutta la storia della governance d’internet, delle proposte che verranno sottoposte all’attenzione del WCIT-12, su cui Key4biz ha scritto ampiamente, quello su cui si intende porre l’attenzione oggi è la mossa di Google.

 

Dietro le belle parole di Google, che si erge a paladino della libertà, c’è in modo evidente il timore che gli interessi delle società private che dominano la rete, i cosiddetti OTT, non siano tenuti in debito conto. Beh sicuramente il mantenimento dell’attuale sistema è una vera pacchia per loro, diventati indispensabili come autostrade digitali, per il veicolamento di tutti i contenuti che passano per quelle reti che sfruttano ma per le quali non vogliono contribuire ai costi.

Condivisibile o meno la sua posizione, non sta a noi dirlo, ma per favore non ci faccia la morale sulla libertà della rete.

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