Agenda digitale: Commissione Industria ancora al lavoro. Resta, tra gli altri, il nodo sui libri digitali per le scuole

di Raffaella Natale |

La filiera della carta ha chiesto più tempo. Posizione sostenuta anche in alcuni emendamenti bipartisan, ma al momento il MIUR tace.

Italia


Digital Agenda

Questa settimana la Commissione Industria del Senato continuerà a occuparsi degli emendamenti al Decreto Crescita 2.0. Alcuni punti fermi sono già stati fissati nei vari incontri tra governo e relatori, specie sull’Agenda digitale: definizione più precisa sulle competenze dell’Agenzia per l’Italia digitale, la cui guida è stata affidata ad Agostino Ragosa (Leggi Articolo Key4biz), processo più sinergico tra i database della Pubblica amministrazione.

Restano, però, da sciogliere le riserve sull’articolo 11 del decreto, secondo il quale “Il collegio dei docenti adotta per l’anno scolastico 2013-2014 e successivi, esclusivamente libri nella versione digitale o mista, costituita da un testo in formato digitale o cartaceo e da contenuti digitali integrativi, accessibili o acquistabili in rete anche in modo disgiunto.

Per le scuole del primo ciclo detto obbligo decorre dall’anno scolastico 2014-2015″.

 

Si tratta di un grosso cambiamento da realizzare anche in tempi molto ristretti, sul quale pesa anche la differenza delle aliquote Iva applicate ai libri digitali (21%) e di carta (4%), che vale ovviamente pure per i testi scolastici, secondo quanto prevedono le norme Ue (Leggi Articolo Key4biz).

 

Gli editori e l’industria della carta (Acimga, Assocarta, Assografici) hanno palesato i loro dubbi e chiesto una proroga al 2017, per avere più tempo a disposizione.

Tra le richieste, anche quella di una revisione della definizione di ‘libro misto‘, da intendersi come testo cartaceo con contenuti digitali integrativi.

Una posizione sostenuta anche in alcuni emendamenti bipartisan, nei quali si domanda maggiore gradualità, visto pure che la filiera della carta stima una perdita del 20% dei ricavi, con tagli del 10% dei posti di lavoro. Sull’argomento, però, il Ministro Francesco Profumo non sembra, almeno per il momento, intenzionato a trattare.

 

Le norme del Decreto Crescita 2.0 presentano anche altri elementi di criticità. Alcuni definiscono troppo rigidi i criteri di assegnazione degli incentivi alle startup, che rischiano di tagliare fuori tante aziende innovative. Altri denunciano limiti troppo duri al credito d’imposta sulle infrastrutture.

Altro argomento ‘caldo’ è che tra le nuove norme non ci sono quelle che prevedono aiuti all’eCommerce, segmento invece fondamentale, come indicano gli analisti, per il decollo della digital economy. E, poi, troppo rinvii ai decreti attuativi per la realizzazione della PA digitale mentre ancora il CAD aspetta le regole tecniche per poter effettivamente funzionare.