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OTT e tasse: anche Facebook nel mirino del fisco francese. Perquisita la sede parigina

Francia


Gli OTT sono ormai nel mirino del fisco francese. Il giornale L’Expansion ha rivelato che durante l’estate le autorità avrebbero perquisito la sede parigina di Facebook. Nell’ispezione sarebbero stati sequestrati alcuni documenti allo scopo di determinare l’ammontare delle imposte che il social network più famoso del mondo deve al fisco che, come Google, ha sede in Irlanda. Solita procedura di ottimizzazione fiscale, perfettamente legale, che consente alle multinazionali di sfruttare i cavilli delle leggi per poter ridurre al minimo il carico fiscale.

Un sistema, questo di bypassare il fisco, sul quale stanno lavorando due esperti, nominati dal governo, per riformare la legge tributaria attualmente in vigore che permette simili escamotage (Leggi Articolo Key4biz).

 

Un portavoce di Facebook, contattato da L’Expansion, ha risposto che “In Francia, come in ogni Paese nel quale la società ha sede, il gruppo rispetta gli obblighi fiscali e collabora con le autorità competenti in modo da assicurare che l’azienda sia conforme alla legge”.

 

Da questa estate, il fisco francese ha moltiplicato le proprie azioni contro le società americane che pagano le loro imposte nei cosiddetti paradisi fiscali.

Lunedì scorso Amazon ha dichiarato che il fisco gli ha reclamato 252 milioni di dollari (198 milioni di euro) d’imposte arretrate, visto che dichiara il suo fatturato a Lussemburgo (Leggi Articolo Key4biz).

A giugno il fisco ha, invece, fatto visita a Microsoft che fattura i clienti francesi in un’altra filiale europea.

 

Nel mirino anche Google che rischia di dover pagare oltre 1 miliardo di euro di tasse arretrate, anche se, diversamente da Amazon, fa sapere di non aver ricevuto al momento alcuna notifica ufficiale.

I ricavi 2011 realizzati dalla compagnia in Francia sono stimati tra 1,25 e 1,4 miliardi di euro, mentre le tasse pagate ammontano solo a 5 milioni.

 

La Francia non è l’unico Paese che si sta occupando delle ‘frodi fiscali’ degli OTT. In settimana Google, Amazon e la catena americana di caffetterie Starbuck, sono state chiamate a comparire davanti al Parlamento britannico e non ne sono uscite affatto bene (Leggi Articolo Key4biz).

Anche la Germania è al lavoro e insieme alla Gran Bretagna ha chiesto che la procedura di ‘ottimizzazione fiscale’, adottata soprattutto dagli OTT, venga posta all’attenzione del G20 (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il valore aggiunto prodotto dai servizi digitali risulta, infatti, difficilmente computabile ai fini del calcolo delle imposte secondo le leggi fiscali attualmente in vigore.

 

Intanto anche in India, stando a quanto riporta l’Economic Times, Google è stata condannata a pagare 760 milioni di rupie (10,8 milioni di euro) all’erario. L’azienda è accusata di fatturare i clienti di Adwords in Irlanda. Google ha negato.

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