Frequenze Tv: la Ue chiede all’Agcom più spazio per i new entrant

di Raffaella Natale |

Bruxelles avrebbe anche chiesto di allungare il periodo di assegnazione delle frequenze rispetto ai cinque anni previsti, per permettere il recupero degli investimenti dei nuovi entranti.

Italia


Sede Agcom

Sulla gara delle frequenze per la tv digitale terrestre è intervenuto Antoine Colombani, portavoce del Commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia, per chiarire che l’esecutivo europeo “ha sempre sostenuto che l’assegnazione delle frequenze per il digitale terrestre deve rappresentare un’opportunità” per l’ingresso in questo settore di “nuovi operatori e piccole emittenti“.

In questo senso, al fine di evitare che il prezzo dell’asta funzioni da “disincentivo” per la partecipazione di nuovi operatori, avrebbe chiesto tra le altre cose anche di fissare un valore minimo per la gara.

E’ questa la posizione assunta dalla Ue nella lettera inviata all’Agcom in cui sono state raccolte le “prime osservazioni” sulla nuova gara, così come previsto dal decreto legge varato quest’anno.

 

Al di là delle norme, gli ultimi sviluppi della procedura per l’assegnazione delle frequenze per il digitale terreste, ha rilevato il portavoce di Almunia, sono oggetto di un “attento monitoraggio” nel quadro della procedura d’infrazione aperta su questo fronte da Bruxelles nel 2006, per l’insufficienza di spazio riservato ai nuovi entranti con il passaggio dal sistema analogico a quello digitale, e mai chiusa.

“L’Agcom – hanno scritto Almunia e il Commissario Neelie Kroes nel parere inviato al presidente dell’Autorità Angelo Cardaniè obbligata a rispettare” la legge, ma l’Autorità può “disapplicare le norme nazionali contrarie a quelle europee”.

In altre parole, i due Commissari hanno ricordato che l’Agcom, dopo essersi consultata con la Ue, può riscrivere i criteri approvati dal governo col decreto dello scorso aprile con cui veniva cancellata la precedente assegnazione in beauty contest. Cosa che potrebbe fare già nella seduta di domani, quando il consiglio dovrebbe licenziare lo schema di regolamento che sarà poi sottoposto a una consultazione pubblica della durata di 30 giorni. Dopo la chiusura della consultazione pubblica ci sarà un nuovo passaggio in Consiglio per l’approvazione definitiva del testo che sarà poi trasmesso a Bruxelles che trarrà le proprie decisioni, in questo caso formali per valutare se, una volta indetta la gara, possa decadere la procedura d’infrazione.

Secondo indiscrezioni, dal documento inviato dalla Ue all’Agcom si evincerebbe l’esclusione di Rai e Mediaset, avendo i due broadcaster superato il cap dei 5 mux imposti da Bruxelles (Leggi Articolo Key4biz).

Il Biscione possiede, infatti, 4 mux più uno per lo standard DVB-H di cui, secondo la legge italiana, potrebbe chiedere la conversione di destinazione d’uso.

Ma pare proprio che la Ue abbia puntato il dito contro questa possibilità che, fino ad ora in base allo schema di regolamento d’asta presentato da Agcom, avrebbe permesso al broadcaster di ottenere il quinto mux e dopo l’asta chiedere il ‘cambio di targa’, arrivando così a un totale di sei mux.

Da qui la mossa della Commissione Ue che, per scongiurare il rischio di superamento della soglia fissata dall’Antitrust, ha imposto che venissero computati tutti i mux senza distinzione di standard mentre in base al regolamento Agcom venivano considerati solo quelli in DVB-T.

Mediaset probabilmente non rinuncerà alla frequenza DVB-H, perché è pregiata, essendo priva d’interferenze, ma potrebbe non partecipare all’asta e convertirla per il digitale terrestre. Ipotesi, del resto, non esclusa dall’azienda che ha sempre detto che l’eventuale partecipazione alla gara dipenderà dai contenuti del disciplinare.

Diversa la situazione della Rai che ha sempre 4 mux ma uno in più per la trasmissione in DVB-T2 (Dtt su alta definizione). Quest’ultima frequenza è, però, ‘sporca’, soggetta a molte interferenze, quindi le converrebbe piuttosto rinunciare a questa frequenza e aggiudicarsene una buona all’asta.

I mux messi all’asta sono sei: tre di tipo U e sono quelli di ottima qualità e con una copertura su tutto il territorio. Il governo ha, però, deciso che verranno assegnati solo per 5 anni in modo da permettere, dal 2017, di darli alle telco come richiesto in sede ITU.

Ma si tratta di un arco di tempo insufficiente per permettere il recupero degli investimenti dei nuovi entranti. Per questo gli altri mux, quelli di tipo L di qualità inferiore e non in grado di trasmettere in tutte le regioni, andranno “riservati” ai new entrant.

La Ue avrebbe, però, chiesto di allungare il periodo di assegnazione delle frequenze rispetto ai cinque anni previsti. E avrebbe, poi, domandato di definire meglio la struttura dei canali riservati ai new entrant oltre che di allungarne la licenza da 15 a 20 anni.