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Diritto d’autore, dalla Ue stoccata agli OTT: ‘Non possiamo legalizzare il free-riding. Bisogna trovare soluzione condivisa’

Unione Europea


Il diritto d’autore nell’era d’internet è stato al centro dell’intervento del Commissario Ue per il Mercato interno e i servizi, Michel Barnier, a Bruxelles all’evento del CEPS Digital Forum Task-force on Copyright.

Il Mercato unico europeo celebra il 20° anniversario ed è, per Barnier, il momento giusto per tirare le somme e indicare cosa bisogna fare per gli anni a venire.

Intanto assicurare le giuste trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche e poi garantire un’economia di mercato altamente competitiva.

Quello che dovremmo chiederci, ha poi detto il Commissario Ue, è se il Mercato unico sta lavorando per sbloccare l’economia digitale a vantaggio di tutti.

Quando fu creato nel 1992, nel mondo c’erano 1 milione di computer collegati a internet, nel 2016 quel numero sarà di 10 miliardi, 10 mila volte di più.

Nel 1992, commenta ancora Barnier, non avremmo mai immaginato di poter leggere il nostro giornale preferito, trovare nuova musica o guardare un film anytime, anywhere e su ogni dispositivo, pc, tablet o smartphone.

Ovviamente tutto ciò pone delle sfide importanti e il diritto d’autore è essenziale, perché è il motore della diversità, creatività e innovazione che può arrivare a tutti grazie a internet.

Quello che dobbiamo, invece, chiederci, indica Barnier, è se oggi il copyright è adatto all’era digitale.

Il quadro giuridico è ovviamente mutato dal 1992 anche per il diritto d’autore e la Direttiva Information Society del 2001 ha introdotto in qualche misura nuove norme adatte all’età di internet.

 

“Questo significa – si domanda il Commissario Ue – che è stato trovato un equilibrio ottimale tra accesso più ampio possibile a contenuti di qualità per gli europei, equa remunerazione per i creatori, incentivi sufficienti per chi investe nella creazione, e certezza di diritto per i distributori di contenuti?”.

“Penso proprio di no”, risponde Barnier e, nell’indicare le ragioni di questa convinzione, fa riferimento alle difficoltà degli utenti Ue ad accedere ai contenuti online.

Perché i consumatori non possono accedere ai servizi disponibili in altri Stati membri se pagano per questo?

Perché spesso non riescono a vedere i programmi preferiti o le notizie nazionali quando superano i confini del proprio Paese?

 

Non manca la stoccata di Barnier a Google e agli OTT: “Penso agli editori di giornali i cui contenuti che producono vengono usati da altri per attrarre i consumatori in rete e generare introiti pubblicitari”.

“Penso ai broadcaster che investono pesantemente nei diritti sportivi o in contenuti di qualità e vedono il loro segnale distribuito in internet senza il loro consenso”.

 

Il copyright, aggiunge Barnier, non è la causa di tutto ciò che non funziona in rete, ma non nega che le norme devono essere ammodernate.

Il Commissario Ue sostiene di volere, in questo senso, un confronto chiaro per individuare soluzioni pratiche e sostenibili a problemi precisi.

Inadeguata capacità di banda, scelte commerciali dei service provider, il costo dei servizi, sono solo alcune di queste questioni.

Ma il diritto d’autore non può essere considerato un ostacolo, sostiene il Commissario Ue, piuttosto un facilitatore che deve rimanere uno strumento moderno ed efficace a sostegno dell’innovazione, per la disponibilità dei contenuti attraverso le frontiere, per promuovere gli investimenti nella nostra economia, nella libertà d’informazione e diversità culturale.

 

Barnier, quindi, spiega che vuole un quadro regolamentare che faciliti l’accesso al patrimonio culturale europeo: “Internet rappresenta una ‘seconda vita’ per le opere fuori commercio”.

Esemplare il caso del Programma Europeana, che ha consentito la digitalizzazione da 2 a 19 milioni di opere tra il 2008 e il 2011.

Ma per far questo dobbiamo realizzare la giusta combinazione tra limitazioni poste ai diritti – quando giustificati – e accesso più facile alle licenze, in particolare attraverso la gestione collettiva.

Il Commissario precisa, però, che in questo gli Stati membri devono fare la loro parte, perché con i colleghi Neelie Kroes e Androulla Vassiliou sono state gettate le basi sulle quali lavorare.

Basti pensare alla Direttiva sulle opere orfane, approvata un mese fa, al Memorandum of Understanding sui libri fuori stampa, o ancora alla raccomandazione volta a invitare gli Stati membri a intensificare i loro sforzi per la digitalizzazione delle opere culturali.

 

La stessa via può essere seguita anche per le migliaia di film fuori distribuzione.

 

Bisogna soprattutto realizzare un vero mercato unico per i contenuti online, perché al momento non è all’altezza delle aspettative europee.

L’offerta online è molto variabile, dipende dal settore e anche dagli Stati Ue e troppo spesso i consumatori non riescono ad accedere ai servizi forniti da altri Paesi membri.

Il problema alcune volte è legato alle strategie commerciali dei distributori internet che a volte non sono in linea con il Trattato Ue, come ha dimostrato la Corte di Giustizia nel caso della Premier Laeague.

“In ogni caso – precisa Barnier – la territorialità del diritto d’autore e la complessità nella concessione delle licenze non deve costituire un ostacolo – o una scusa comoda – per chiunque”.
Il Consiglio europeo ha chiesto interventi rapidi, com’è giusto che sia, perché il mercato unico non può basarsi su una gestione puramente nazionale dei diritti, c’è bisogno, invece, di licenze multiterritoriali.

E’ per questa ragione – dice Barnier – che intento lavorare con tutti gli stakeholder per trovare soluzioni concrete” e i suoi uffici stanno verificando se c’è necessità di ulteriori interventi legislativi per questo settore.

 

Giusto equilibrio, quindi, tra gli aventi diritto e chi chiede una maggiore flessibilità, per aggiornare il sistema normativo.

 

“Ma – spiega Barnier – voglio essere chiaro, non condivido la posizione di chi chiede che la protezione del copyright venga indebolita in modo che altri possano sviluppare nuovi servizi commerciali gratuiti”.

“Questo significherebbe semplicemente legalizzare il free-riding: vale a dire spostare la ricchezza dalle industrie dei contenuti – molte delle quali hanno sede in Europa, creano lavoro e pagano le tasse qui – ad altri settori. Questo non è giusto”.

“Bisogna, invece, assicurare che il potere contrattuale e la capacità di investire restino equamente distribuite lungo tutta la catena di valore. Se non sarà così, alla fine tutti avremo perso”.

“Voglio discutere – aggiunge – con tutti gli stakeholders per creare situazioni win-win, che consentano lo sviluppo di servizi innovativi nel rispetto del copyright e delle opportunità offerte dal mercato”.

Con la crisi è più che mai necessario eliminare i business illegali basati sull’attività di violazione degli IP.

Per il Commissario Ue, “Solo così possiamo aprire la strada alle offerte legali, specie quelle provenienti da start-up innovative e PMI”.

Questo permetterebbe di trasformare posti ‘informarli’ in vere e proprie opportunità di lavoro.

“La mia visione è questa – conclude Barnier – una situazione in cui il diritto d’autore supporta la creazione e la creazione supporta la distribuzione e l’innovazione”.

 

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