Fibra ottica: ricercatori gallesi aumentano la velocità di 2 mila volte e allo stesso prezzo delle attuali connessioni

di Alessandra Talarico |

Utilizzando la tecnologia OOFDM i costi per gli ISP sarebbero irrisori perchè si utilizzerebbero componenti già disponibili, con notevoli vantaggi anche per l’ambiente, visto che si ridurrebbe significativamente il consumo di energia elettrica.

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Immaginate di poter scaricare 20 film in un secondo, di poter usare un servizio broadband 2.000 volte più veloce allo stesso prezzo di quello attuale. Tutto ciò potrebbe essere possibile da qui a poco, grazie al ‘progetto Ocean’, condotto da un team dell’Università di Bangor, nel nord del Galles, guidato da Jianming Tang.

La tecnologia Optical Orthogonal Frequency Division Multiplexing (OOFDM) – che divide un laser fino a più frequenze ottiche differenti – assicurano, è a ‘prova di futuro’ e presenta vantaggi unici tra cui, appunto, “una maggiore velocità di trasmissione, un migliore rapporto costo-efficacia rispetto alle attuali tecnologie, più flessibilità e un’eccellente solidità”, ha spiegato Tang.

 

Il problema attuale, secondo i ricercatori, risiede nelle reti di accesso esistenti. In grado di offrire meno di 100Mb/s per utente, sono diventate il ‘collo di bottiglia’ che impedisce di raggiungere la larghezza di banda necessaria richiesta per il prossimo futuro. E la soluzione sta nella rete stessa e nella tecnologia impiegata.

 

Semplificando, le attuali reti in fibra ottica prendono i dati digitali e li trasformano in impulsi di luce. Ma dal momento che la lunghezza dei cavi in fibra ottica è sempre maggiore, così come continua ad aumentare la quantità di dati, aumenta anche la possibilità di errore, o dispersione.

 

Per risolvere il problema, fino a ora si è pensato a soluzioni come l’aumento del numero di fibre ottiche nei cavi oppure di laser per la codifica e la decodifica dei dati digitali, oltre a tecnologie di amplificazione del segnale.

“Il problema è che queste soluzioni costano un sacco di soldi”, ha spiegato Roger Giddings, del team che sta portando avanti il progetto, incentrato proprio su una soluzione che consentisse di migliorare qualità e prestazione della rete senza far lievitare i costi.

I ricercatori, hanno adottato un approccio innovativo al problema, modificando alcuni parametri delle tecnologie già usate nelle reti wireless e nella trasmissione digitale.

In sostanza, grazie alla tecnologia OOFDM, i dati digitali vengono convertiti in una serie di onde elettromagnetiche e quindi in un segnale ottico che un laser può distribuire lungo il cavo. In questo modo i dati possono essere suddivisi e inviati in flussi paralleli attraverso le diverse frequenze.

 

La tecnologia, spiega lo scienziato, è stata studiata da doversi gruppi di lavoro – almeno una decina – ma la ‘svolta’ del progetto Ocean sta nel fatto che il team gallese ha progettato un kit elettronico in grado sia di codificare che di decodificare questi segnali ottici in tempo reale.

“Siamo l’unico gruppo che è arrivato a questo sistema end-to-end in grado di lavorare in tempo reale“, ha aggiunto Giddins.

 

Utilizzando questo sistema, inoltre, i costi degli ISP sarebbero irrisori perchè si utilizzerebbero componenti già disponibili, con notevoli vantaggi anche per l’ambiente, visto che si ridurrebbe significativamente il consumo di energia elettrica.

 

Jianming Tang ha quindi sottolineato che “paragonata alle attuali connessioni a banda larga, la tecnologia fornirà velocità – sia in download che in upload – 2 mila volte più veloci di quelle attuali, con una qualità del servizio garantita e lo stesso prezzo che i consumatori pagano adesso per una connessione da 20Mb/s”.

 

Al progetto triennale dell’Università di Bangor – finanziato dalla Ue con 3 milioni di euro – collaborano importanti società come Fujitsu Semiconductors Europe, Finisar Israel, Fraunhofer Heinrich Hertz Institute e VPIsystems GmbH.

 

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