Alcatel-Lucent: altri 10 mila licenziamenti all’orizzonte e possibile uscita dal CAC 40 della Borsa di Parigi

di Alessandra Talarico |

Per raggiungere livelli di produttività simili a quelli dei competitor, Alcatel-Lucent, che conterà 72.500 dipendenti dopo aver effettuato i 5.500 licenziamenti annunciati a ottobre, dovrà ridurre la forza lavoro a quota 62.500 dipendenti.

Europa


Ben Verwaayen

Nubi scure si addensano all’orizzonte di Alcatel-Lucent: il vendor franco-americano di infrastrutture per le tlc potrebbe dover licenziare altre 10 mila persone e sarebbe prossimo a lasciare – prima di Natale – il CAC 40, il principale indice della Borsa di Parigi, dove il titolo viene scambiato dal 1987.

 

A ottobre, il vendor aveva annunciato 5.500 licenziamenti. Secondo i dati Bloomberg, anche tenendo conto di questi tagli, la società ha guadagnato lo scorso trimestre 49.700 euro per dipendente, il 14% in meno rispetto ai suoi diretti concorrenti, Nokia Siemens Networks ed Ericsson.

Le spese commerciali e amministrative – spiega ancora Bloomberg – rappresentano il 16% del fatturato, contro l’11% di Ericsson e il 10,5% di Nokia Siemens.

Per sopravvivere – ha sottolineato l’analista Alexander Peterc di Exane BNP Paribas – queste voci devono essere ridotte.

 

Nokia Siemens, che lo scorso anno ha annunciato 17 mila licenziamenti, pari al 23% dei dipendenti, è riuscita a registrare al terzo trimestre un utile operativo di 182 milioni di euro. La società, alla fine di settembre contava 60,600 dipendenti e ha generato da ciascuno un fatturato di 57.700 euro. Ericsson, leader del mercato, con 109 mila dipendenti ha generato un fatturato di 58.280 euro per addetto.

Per raggiungere simili livelli di produttività, Alcatel-Lucent – che conterà 72.500 dipendenti dopo aver effettuato i 5.500 licenziamenti annunciati a ottobre – dovrà ridurre la forza lavoro a quota 62.500 dipendenti.

 

Dal merger con Alcatel-Lucent, nel 2006, la società ha ‘bruciato’ 700 milioni di euro di liquidità all’anno, mettendo in dubbio la propria capacità di ripagare i debiti, molti dei quali in scadenza il prossimo anno.

La scorsa settimana, la società ha presentato una trimestrale inferiore alle attese, con una perdita netta di 146 milioni di euro e un margine lordo che continua a scendere (al 27,9% contro il 35,3% dello scorso anno e il 31,7% del secondo trimestre). Il fatturato, a 3,6 miliardi di euro, è risultato superiore alle attese.

Di fronte a questa situazione decisamente negativa, il Ceo Ben Verwaayen, al timone da 5 anni, ha annunciato nuove cessioni di asset per rimpinguare le casse. La società ha già proceduto a una serie di dismissioni di portata relativamente modesta (tranne che nel caso di Genesys, ceduta a Permira per 1,5 miliardi di dollari). Tra le attività che potrebbero essere cedute, il business dei cavi sottomarini e quello delle infrastrutture per le imprese.

 

A pesare sulle attività del vendor, la crisi che ha investito il settore tlc: gli operatori sono appesantiti dai debiti e stanno tirando la cinghia, preferendo quindi affidarsi ai prodotti ‘low-cost’ dei produttori cinesi come Huawei e ZTE. Per competere è stato dunque necessario abbassare i prezzi e questo ha provocato un calo del fatturato del 15% nel Vecchio Continente e del 10% negli Usa, nonostante ordinativi in crescita del 20%.

 

Tre, quindi, le priorità per risollevarsi: ridurre i costi attraverso un massiccio ricorso ai licenziamenti; migliorare l’immagine dei prodotti, valorizzando l’IP, la fibra ottica e il vectoring; riequilibrare il bilancio.

 

Quanto alle performance in Borsa, dall’arrivo di Verwaayen, nel 2008, il titolo ha perso l’80% del suo valore. Da qui la possibilità dell’uscita dal CAC 40, dove potrebbe essere sostituita da Gemalto, leader mondiale nei sistemi di sicurezza digitale con una capitalizzazione di 6,1 miliardi, pari a tre volte quella di Alcatel-Lucent che occupa attualmente l’85esimo posto nell’indice con una capitalizzazione di 1,83 miliardi di euro, 15 volte in meno rispetto all’inizio del 2007.

 

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