Google vs editori: la Francia pronta a nominare un arbitro, ma si trincera dietro il ‘segreto fiscale’ sulle tasse

di Raffaella Natale |

Google smentisce e l’Eliseo tace: resta il mistero sul miliardo che la web company deve al fisco. Secondo Le Canard, Google avrebbe già ricevuto la raccomandata dagli agenti del fisco.

Francia


François Hollande

Il Governo francese sarebbe disposto a nominare ‘un arbitro‘ per risolvere la controversia che oppone Google alla stampa. L’ha annunciato stamani il portavoce del governo Najat Vallaud-Belkacem che, però, ha preferito trincerarsi dietro il ‘segreto d’ufficio’ per quanto riguarda l’indiscrezione, pubblicata dal giornale Le Canard Enchaîné, sulla notifica inviata dal fisco a Google per il pagamento di 1 miliardo di euro di tasse non versate.

“Il governo – ha aggiunto Vallaud-Belkacem – non ha commenti da fare su quanto apparso su Le Canard Enchaîné. Non so se c’è una procedura aperta, perché tutto ciò è coperto dal segreto fiscale”.

 

Riguardo, invece, alla questione riguardante l’editoria, la portavoce del governo ha ribadito quanto dichiarato dal presidente François Hollande che non esclude una legge per l’inizio del 2013, se i negoziati non porteranno a una migliore condivisione delle entrate tra le due parti.

“A questo punto – ha spiegato – vogliamo dare la possibilità di una negoziazione diretta tra l’azienda e la stampa. Per questo, il governo è anche disposto a nominare un arbitro che possa seguire la trattativa”.

Lunedì sera, in occasione all’incontro all’Eliseo col presidente di Google, Eric Schmidt, Hollande è stato chiaro  la web company avrà tempo fino a Natale per trovare una ‘soluzione concordata’ con gli editori francesi, altrimenti verrà approvata con urgenza una legge per tassare il motore di ricerca, su modello di quella in discussione al Parlamento tedesco (Leggi Articolo Key4biz).

 

Da Google, intanto, confermano anche oggi di non aver ricevuto alcuna notifica dal fisco francese che lo intima al pagamento di 1 miliardo di euro, nell’ambito dell’indagine sulle presunte tasse non versate dalla web company.

Smentita, quindi, la notizia riporta dal giornale francese Le Canard Enchaîné che, senza citare la fonte, asseriva: “La Direzione generale delle imposte ha chiesto tramite raccomandata al gigante americano di pagare circa 1 miliardo di euro per quattro esercizi contabili”.

 

Dal fisco d’oltralpe nessun commento: tutto è coperto dal segreto d’ufficio.

 

Ma da Google si ribellano. Ieri sera un portavoce della divisione francese ha assicurato che il gruppo “non ha ricevuto alcuna notifica“.

“Continueremo a collaborare con le autorità francesi, come abbiamo fatto finora”, ha aggiunto, ribadendo ancora una volta che “Google è in  linea con tutte le leggi fiscali nei paesi nei quali opera e con le regole Ue”.

 

Le Canard arrivava addirittura ad asserire che durante l’incontro all’Eliseo tra Schmidt e Hollande (Leggi Articolo Key4biz) si sia ventilato che “se entro fine anno, non s’è raggiunta l’intesa tra Google e gli editori, Google sa già cosa lo aspetta dal punto di vista fiscale: un miliardo”.

 

Il tutto resta, ancora, avvolto dal mistero.

 

Ciò che sappiamo con sicurezza è che nei mesi scorsi, ma la notizia s’è appresa solo a inizio ottobre (Leggi Articolo Key4biz), la Corte d’Appello di Parigi ha respinto il ricorso della società americana riguardante le modalità di ispezione e sequestro effettuate nella sede di Google France lo scorso anno (Leggi Articolo Key4biz).

La Corte ha, quindi, convalidato le misure attuate dagli agenti del fisco riguardanti appunto l’indagine di accertamento fiscale sulla società americana.

 

Un problema, quello degli OTT in generale di usare scappatoie legali per bypassare il fisco dei Paesi nei quali offrono i loro servizi, su cui la politica francese, e da un po’ di tempo anche quella italiana e di altri Paesi europei, sta lavorando. Al momento, Google, che in Francia genera un fatturato da 1,5 miliardi di euro e dà lavoro sono a 500 francesi, lo scorso anno non ha pagato che 5 milioni di euro di tasse.

 

 

I fatti risalgono al 30 giugno 2011, quando la Direzione nazionale responsabile degli accertamenti tributari ha effettuato una perquisizione nella sede francese di Google, che ha portato al sequestro di numero eMail, fatture e contratti, per determinare l’importo delle imposte sulle società e l’IVA che il motore di ricerca non avrebbe pagato tra il 2008 e il 2010.

Il fisco sospetta, infatti, che Google France non abbia dichiarato alcuni proventi pubblicitari, imputandoli direttamente alla sua sede europea in Irlanda.

Nel 2011 Google France ha dichiarato un fatturato di 138 milioni di euro, ma il fisco presume che in realtà ammontino a oltre 1 miliardo.

 

Ben comprendiamo, quindi, l’importanza dell’indiscrezione riportata da Le Canard, perché se la condanna di Google dovesse essere confermata, si creerebbe un precedente importante che potrebbe avere ripercussioni per gli altri player americani che usano la stessa procedura di ottimizzazione fiscale come Apple, Facebook o Amazon.

Anche quest’ultima, del resto, è sottoposta a un controllo fiscale per gli anni che vanno dal 2007 al 2010. Amazon France ha dichiarato un turnover di 21,7 milioni di euro nel 2010 contro i 26 miliardi di euro della casa-madre. In più, sul servizio di musica online, AmazonMP3, la società non paga IVA in Francia.

 

La situazione riguarda ovviamente tutti i Paesi, anche l’Italia, dove la Guardia di Finanza sta indagando dal 2006 su Google, e presto potrebbe chiudere il caso, per un ammanco di 80 milioni di euro di imposte non versate (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il governo francese ha anche avviato un esame approfondito, per elaborare proposte con l’obiettivo di ridurre il gap competitivo che penalizza le aziende d’oltralpe.

Il lavoro è stato affidato a una squadra di esperti che presenteranno le proprie osservazioni sui provvedimenti da adottare per trovare nuove risorse e rilanciare la digital economy.

 

Gli OTT americani – Google, Apple, Facebook e Amazon – sono ovviamente nel mirino dell’esecutivo. I ‘giganti del web’, che svolgono la loro attività sul territorio nazionale, avvantaggiandosi delle infrastrutture locali, senza contribuire al fisco.

 

Ma la Francia ha anche fatto di più. Ha deciso di coinvolgere Italia, Spagna e Germania in questa operazione.

I tre Paesi potrebbero allearsi con l’obiettivo di inserire la fiscalità sulle web company nell’Agenda europea e spingere la Commissione Ue a trovare una soluzione condivisa.