Agenda Digitale: la via italiana all’NGN e l’integrazione tra reti fisse e mobili

di di Cristiano Radaelli (Presidente ANITEC) |

Pubblichiamo di seguito il contributo del Presidente ANITEC, Cristiano Radaelli, al dibattito in corso sull’Agenda Digitale e sulle reti NGN.

Italia


Agenda Digitale

Il tema dell’Agenda Digitale richiama nel concreto quella che dovrebbe essere la via italiana ai “Next Generation Network“, cioè l’evoluzione delle reti di telecomunicazioni verso un’unica rete integrata di servizi, che permetta il trasporto di tutte le informazioni voce, dati, ecc… in un unico pacchetto.

 

Dovendo pensare a quale tecnologia può essere considerata più adatta per sviluppare la rete attraverso modelli di business che garantiscano stabilità e competitività, la prima osservazione è che l’integrazione tra tecnologie fisse e mobili è l’asse fondante delle nuove reti a banda larghissima. La combinazione di reti ottiche e di reti mobili è basata su una copertura iniziale a livello macro che viene poi integrata con soluzioni sempre più mirate per servire in maniera differenziata e pervasiva aree con diversa densità di popolazione, con la possibilità per l’utente di utilizzare sempre la migliore connessione disponibile. Integrare una molteplicità di tecnologie fisse e mobili, in grado di soddisfare le esigenze dell’utenza nei più svariati contesti applicativi, permette di realizzare una infrastruttura aperta, una banda larga pervasiva, scegliendo di volta in volta le tecnologie di accesso e trasporto più efficienti nei diversi contesti geografici ed economici. L’infrastruttura di rete fissa diventa dunque anche un abilitatore di questa visione per la connessione alla rete delle stazioni radio base che si diffonderanno in maniera sempre più capillare.

 

Concentrandoci sulla stabilità del modello di business, il tema degli investimenti continua a rimanere centrale. Il traffico in rete è cresciuto vertiginosamente: questo rende necessario un aumento della capacità delle reti. Come rilevato anche nel recente rapporto AGCOM, l’incremento di traffico non si è però tradotto in un aumento dei ricavi degli operatori, che anzi hanno subito una flessione. La catena del valore della fornitura di servizi e contenuti multimediali si è profondamente modificata negli ultimi anni e lo sarà ancora di più nel futuro prossimo. Il tema ha un carattere sovranazionale e può certamente essere affrontato con più efficacia a livello comunitario; l’Europa dovrebbe adottare infatti un approccio flessibile al fine di adeguare la regolamentazione agli avvenuti cambiamenti del mercato. 

 

Sul tema del Digital Divide, gli obblighi di copertura dei comuni con meno di 3.000 abitanti, poste in capo agli aggiudicatari di frequenze LTE, contribuiranno all’eliminazione generalizzata del divario per individui e famiglie, a condizione che le frequenze vengano rilasciate nei tempi previsti: gli operatori per garantire questo impegno dovranno investire in infrastrutture radio a larga banda su tutto il territorio nazionale. Sarebbe, invece, opportuno introdurre un incentivo per la realizzazione di connessioni in rete fissa per il backhauling delle reti mobili a banda larga nei comuni con meno di 3.000 abitanti, nelle zone definite ” a perdita di mercato”, cioè dove il traffico utente non è da solo in grado di remunerare gli investimenti infrastrutturali degli Operatori.

Questo consentirebbe di assicurare un livello di servizio adeguato su tutto il territorio nazionale, velocizzando i piani di copertura degli operatori e la messa a disposizione di tutti i cittadini delle potenzialità della rete. Diversa è la situazione per le imprese, i cui fabbisogni di comunicazione solo in alcuni casi possono essere soddisfatti con i soli collegamenti mobili. E’ opportuno prevedere la possibilità di realizzare infrastrutture in fibra ottica – privilegiando le aree a più alta densità di aziende – accessibili a tutti gli operatori, sia fissi che mobili, in modo che questi possano rendere disponibili i propri servizi di accesso a banda larga. Un intervento di modernizzazione delle infrastrutture dei distretti industriali è prioritaria per l’importante effetto positivo sulla capacità di competere sui mercati globali dell’industria italiana e in particolare della piccola e media industria. Vediamo quindi con grande favore provvedimenti del Governo per lo sviluppo della rete a supporto dei distretti industriali.