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Tlc e crisi: Alcatel-Lucent taglia 5.490 posti di lavoro. Nokia ancora in profondo rosso

Europa


Spirano forti venti di crisi sull’industria europea delle tlc, sia sul versante dei fornitori di infrastrutture che su quello dei produttori.

Da un lato c’è Alcatel-Lucent che ha annunciato 5.490 licenziamenti nell’ambito di un massiccio piano di ristrutturazione destinato a generare risparmi per 1,25 miliardi di euro entro la fine del 2013. Dall’altro c’è Nokia, fino a pochi anni fa fiore all’occhiello dell’innovazione made in Europe, che ha chiuso il terzo trimestre con un rosso da 969 milioni di euro, a fronte di un passivo da 68 milioni nello stesso periodo dello scorso anno e di attese per perdite di 657 milioni.

 

Il vendor franco-americano, che impiega 76 mila persone in tutto il mondo, aveva anticipato quest’estate un piano di riduzione dei costi – battezzato ‘Performance Program‘ – con la prospettiva di lasciare a casa 5 mila persone.

Questa mattina, nel corso di un comitato di gruppo europeo, la società ha annunciato un ‘ritocco’ al rialzo della riduzione degli effettivi, che da 5 mila sono diventati 5.490, dei quali 1.430 in Francia (il 15% dei 9 mila dipendenti d’oltralpe) e circa 2.500, complessivamente, in Europa. Nello specifico, i licenziamenti riguarderanno 530 dipendenti in Germania (su un totale di 3.430 dipendenti); 290 in Belgio (su un totale di 1.600) e 180 in Spagna (su un totale di 900).

I sindacati hanno parlato di “catastrofe umana e industriale” per la Francia.

Ma l’Europa non sarà la sola area a essere interessata da questa sforbiciata: altre 1.200 persone saranno licenziate nelle Americhe e 990 nell’area Asia-Pacifico.

Gli Stati Uniti, dove la società impiega 14 mila persone, dovrebbero essere i meno toccati, per via delle attività in corso per lo sviluppo delle reti mobili 4G.

 

Cercando di giustificare l’ampiezza di questi tagli, annunciando il Performance Program il Ceo Ben Verwaayen a luglio aveva spiegato che “Le condizioni di mercato sono piuttosto difficili e non pensiamo che miglioreranno nel breve periodo”.

“In un tale contesto, la fermezza è obbligatoria, ma siccome stiamo parlando di posti di lavoro e dell’uscita da alcuni contratti non redditizi, useremo il Performance Program per attuare queste azioni in maniera misurata”, aveva aggiunto Verwaayen, limitandosi a precisare che la ristrutturazione sarebbe stata ‘mondiale’ e che i team di ricerca e sviluppo non sarebbero stati toccati.

Stamani, la direzione ha precisato che le divisioni interessate dal piano saranno quelle vendite, marketing, finanze, risorse umane, servizio clienti e le attività di supporto rete.

 

Altra società in forte crisi è Nokia, che anche nell’ultimo trimestre ha visto aggravare le perdite, con un fatturato in calo del 19% a 7,2 miliardi di euro e volumi di vendita giù del 22% a 83 milioni di unità (di cui 6,3 milioni di smartphone e 76,6 milioni di cellulari).

 

La liquidità netta è passata da 4,2 miliardi di fine giugno a 3,6 miliardi a fine settembre, un dato tuttavia superiore alle attese degli analisti, che attendevano un flusso di cassa netto di 3,4 miliardi. A questo va aggiunto che la perdita operativa, conteggiata in base ai criteri contabili internazionali, si attesta a 576 milioni di euro, meno del rosso da 705 milioni atteso dagli analisti citati da Dow Jones (la perdita per azione è pari 0,07 euro contro la stima di 0,11 euro).

Dati che hanno permesso al titolo di toccare rialzi fino al 10% per poi riportarsi nel pomeriggio su livelli di crescita intorno all’1%.

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