L’iPhone 5? ‘Il dispositivo più complicato mai prodotto’. Foxconn giustifica così i ritardi nella produzione

di Alessandra Talarico |

La società taiwanese è uno dei maggiori contractor dell’industria elettronica mondiale e produce e assembla i dispositivi dei principali vendor occidentali. Ma l’iPhone 5 presenta caratteristiche tecniche e di design molto più complicate del previsto.

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Le vendite dell’iPhone 5, partite col botto (Leggi articolo Key4biz) stanno procedendo a rilento rispetto alle attese degli analisti per motivi che – secondo Apple – sarebbero legate a problemi dei fornitori.

Carenze nella catena di forniture, dunque. Ma di che tipo? Secondo la Hon Hai, meglio conosciuta come Foxconn, i problemi sarebbero legati alla complessità del nuovo smartphone Apple.

La società taiwanese, finita più volte al centro di scandali legati alle durissime condizioni di lavoro – è uno dei maggiori contractor dell’industria elettronica mondiale e produce e assembla i dispositivi dei principali vendor occidentali.

Ma l’iPhone 5 presenta caratteristiche tecniche e di design molto complicate, anche per un’azienda abituata alle sfide tecnologiche.

Un funzionario della Foxconn, che ha preferito restare nell’anonimato, ha sottolineato che “…ci vuole tempo per imparare a fare questo nuovo dispositivo, per farlo più leggero e luminoso…è complicato e solo con la pratica si può arrivare alla perfezione. Il nostro livello di produttività migliora giorno dopo giorno”.

 

Il funzionario ha riferito che la Hon Hai ha preso provvedimenti per migliorare la produttività e risolvere i problemi legati ai graffi sui case di alluminio i alcuni nuovi iPhone: tra questi accorgimenti anche l’implementazione di una nuova procedura di ‘controllo qualità’ per ridurre il rischio di danni. Ma il punto è che il nuovo iPhone utilizza per il rivestimento un materiale nuovo che lo rende molto più sensibile alle scalfitture.

 

“E’ sempre difficile soddisfare le esigenze estetiche e i bisogni pratici”, ha affermato il rappresentante della società taiwanese.

 

I dubbi sulla capacità della Foxconn di rispettare le esigenze produttive di Apple si sono palesati anche in seguito alle proteste dei lavoratori, costretti a turni di lavoro massacranti in ambienti malsani. Proteste che nelle scorse settimane hanno portato a una giornata di blocco della produzione. La società ha negato che vi sia stato uno sciopero all’interno degli stabilimenti, affermando che si sarebbe trattato di ‘incidenti minori’ risolti in poco tempo (Leggi articolo Key4biz).

Ma gli scandali che hanno travolto la Foxconn si succedono veloci: dai molti casi di suicidio nelle diverse ‘città-fabbrica’ disseminate per la Cina all’ammissione di aver fatto lavorare minorenni di età compresa tra i 14 ed i 16 anni come stagisti nella fabbrica di Yantai, nella Cina orientale.

La denuncia, arrivata come sempre dall’associazione China Labor Watch, ha spinto l’azienda a condurre un’indagine interna che ha quindi portato alla contrita ammissione: “Siamo consapevoli che la piena responsabilità per queste violazioni è della nostra azienda e abbiamo chiesto scusa a ogni studente per quanto accaduto”.

Nel paese, l’età minima per lavorare è di 16 anni: i ragazzi, ha sottolineato l’azienda, sono stati rimandati subito a scuola.