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Rai: 1 mln di euro a società esterna per ‘schedare’ i contestatori del canone. Quanti saranno dopo il passaggio al digitale?

Italia


Una dei nodi cruciali della Rai è l’evasione del canone che ogni anno determina un ammanco di introiti per 500 milioni di euro.  

Questo va ad aggiungersi ad altre criticità come il peggioramento dei conti, lo sbilancio tra ricavi e costi; la contrazione della raccolta pubblicitaria; l’andamento del costo del lavoro; gli esborsi per le consulenze esterne.

 

Dall’ultima semestrale è emerso un quadro scoraggiante: perdite per 129 milioni di euro, che per fine anno arriveranno a circa 200 milioni.

Il trend negativo è principalmente caratterizzato dalla riduzione del fatturato pubblicitario (pari a 435 milioni di euro nel periodo considerato) in diminuzione di 72 milioni di euro rispetto al 2011 (Leggi Articolo Key4biz).

Google è ormai il secondo operatore di pubblicità in Italia, avendo superato la Rai, preceduto solo da Publitalia (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il canone, unica fonte stabilmente in crescita rispetto alle altre entrate, ormai rappresenta da più del 55% dell’intero ammontare dei ricavi della Rai.

Da questo si evince che il canone, che dovrebbe essere interamente utilizzato per i programmi di servizio pubblico, sta sostenendo la programmazione di prodotti d’intrattenimento leggero e alcune volte di scarsa qualità.

Questo spiegherebbe anche perché sono altrettanto numerosi gli utenti che si rifiutano di pagare questo balzello alla Tv pubblica.

 

Sta di fatto che uno degli obiettivi che si propone il nuovo Cda, con la presidenza di Anna Maria Tarantola e la direzione di Luigi Gubitosi, è proprio quello di recuperare questi mancati introiti.

La nuova idea è quella di schedare i contestatori, quelli che, per ragioni diverse, non vogliono pagare.

 

Una società esterna, sulla base della banca dati dell’Agenzia delle entrate, avrà il compito di stilare una sorta di blacklist di ‘oppositori’, che hanno già ricevuto un sollecito di pagamento, ma che continuano a non voler corrispondere alcunché alla Rai. Saranno, quindi, schedate sui terminali tutte le contestazioni che arrivano annualmente.

 

Come procederà, quindi, la società esterna?

 

Dopo aver lavorato le pratiche e fatto una prima selezione (tra quelle fondate e quelle false), scannerizzerà i documenti, trasformandoli in file e dopo procederà alla loro archiviazione, su pc o supporti fisici.

Per quale cifra, viene lecito chiedersi? Stando al bando di gara, l’azienda sarebbe disposta a stanziare 1 milione e 378 mila euro.

Con questa specie di schedatura, da quanto emerge dai documenti, si dovrebbero risolvere in breve tempo le contestazioni e migliorare il servizio.  

 

Pare, infatti, che la mole di lavoro sia grande. Secondo le stime della Rai, negli ultimi tre anni le contestazioni hanno raggiunto un totale di oltre 1 milione e si prevede che ne verranno lavorate almeno 500 mila all’anno, divise per priorità.

Nei documenti predisposti per la gara, vengono indicate due situazioni tipo: l’utente sostiene di essere già abbonato, ma di non voler pagare perché titolare di abbonamento speciale o perché esentato per legge, o, nel secondo caso, dichiara di non possedere un televisore o di guardare solo Mediaset o Sky.

Sicuramente tra le nuove contestazioni si aggiungeranno, a ragione, quelle dei cittadini che col passaggio al digitale terrestre, non riescono più a vedere, o li vedono veramente male, i canali del servizio pubblico (Leggi Articolo Key4biz).

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