Primo numero per l’HuffPost: che fine ha fatto la sezione dedicata alle Tecnologie?

di Raffaella Natale |

Grande lavoro per il debutto in Italia dell’HuffPost, che apre con un’intervista a Silvio Berlusconi, ma per un giornale che nasce e vive nel web, ci si sarebbe aspettato un maggiore spazio per le problematiche di internet.

Italia


Lucia Annunziata

Centottantanove blogger hanno accettato di collaborare con l’edizione italiana dell’Huffington Post, che parte oggi col primo numero, tra questi, Giulio Tremonti, Antonio Catricalà, Maurizio Landini, Ilaria Cucchi, Daniela Santanchè, Federico Pizzarotti.

La direttrice Lucia Annunziata parla di ‘un atto di incredibile fiducia’ verso il lavoro che farà la versione nostrana del sito web di informazione, fondato nel 2005 da Arianna Huffington. L’edizione americana vanta circa 40 milioni di visitatori unici al mese e dispone di 30 mila blogger, di cui almeno 10 mila veramente attivi. E ad aprile ha portato a casa anche un bel Pulitzer per la categoria National reporting, segnale evidente del trionfo dei new media sulla stampa tradizionale.

Nell’edizione americana tra l’altro collaborano penne come Nora Ephron, Larry Page, Bernard-Henri Levy, Bill Maher, Robert Redford, Madonna, Alec Baldwin, Scarlett Johansson, Bill Gates e Charlie Rose. Non gente qualunque. Insomma questi ‘blogger’ italiani non sono andati tanto alla cieca.

 

Fedeli al modello creato da Arianna Huffington, anche i blogger italiani non prederanno alcun compenso, perché l’HuffPost gli garantisce una vetrina privilegiata: ‘avranno accesso al nostro pubblico altamente impegnato e a un forum per condividere le loro opinioni ed esprimere le loro idee’, ha spiegato la Annunziata.

 

L’HuffPost in Italia nasce in joint-venture con il Gruppo L’Espresso e si vede anche dalla composizione della redazione, diversi giornalisti provengono, infatti, dall’Espresso o da Repubblica.it.

 

Intorno alla scelta di affidare la direzione di un giornale, che nasce e vive nel web, a Lucia Annunziata ci sono state diverse polemiche. La Annunziata è sicuramente una giornalista di grande esperienza ma di tipo ‘tradizionale’, mentre per la direzione di un sito come l’HuffPost ci si sarebbe aspettato qualcuno più ‘pratico’ di informazione  digitale. Dovrà dare grande prova di sé e raccogliere la sfida delle nuove tecnologie, in un mondo sempre più orientato a internet.

 

Ma nell’edizione odierna di nuove tecnologie, nessuna traccia, nonostante il dibattito italiano sia incentrato negli ultimi tempi sugli slittamenti del decreto Digitalia, che prevede la realizzazione in norme degli obiettivi fissati dalla Digital Agenda della Ue, o sul sostegno del governo alle start-up.

 

Le sezioni del sito sono: Politica, Economia, Cronaca, Culture e Diritti. Rispetto alla versione americana manca l’area dedicata alle Tecnologie.

 

Qualche riferimento alla digital economy, lo troviamo, invece, nell’editoriale di Arianna Huffington, nel passaggio in cui scrive che l’HuffPost darà spazio anche all’Italia che funziona. In questo passaggio cita alcune imprese sociali, come YouCapital, “un sito web di crowdfunding che consente ai giornalisti italiani di accedere ai finanziamenti“, o l’Italian Business & Investment Initiative, che “mette in contatto gli italiani con nuove imprese della Silicon Valley e poi li supporta nell’avvio di nuove attività al loro rientro in Italia”.

 

Particolare, invece, alquanto interessante è il ruolo centrale che l’HuffPost riserva al lettore che, in Italia così come in America, è parte attiva del giornale che si aggancia anche ai social network, da Facebook a Twitter, dove si misurano le reazioni agli articoli, per scatenare il dibattito interamente online.

 

Ancora poco però. Aspettiamo, fiduciosi, le giuste evoluzioni che ci saranno nel corso del tempo, quando la sfida sarà soprattutto con gli altri siti di informazione.