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iPhone 5: Apple esulta per i 5 milioni di device venduti in 3 giorni, ma in Cina esplodono le proteste dei lavoratori Foxconn

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Esulta Apple per le vendite dell’iPhone 5: a tre giorni dal lancio – il 21 settembre – ne sono stati venduti più di 5 milioni di esemplari e oltre 100 milioni di dispositivi sono stati aggiornati al nuovo sistema operativo iOS6.

“Una domanda incredibile”, ha affermato il Ceo Tim Cook, sottolineando che molti dei pre-ordini saranno soddisfatti entro ottobre.

La domanda ha infatti superato l’offerta iniziale di dispositivi. I clienti, ha comunque rassicurato Cook, “possono continuare a ordinare online e riceveranno una data di consegna stimata. Apprezziamo la pazienza e lavoriamo sodo perchè tutti quelli che vogliono un iPhone 5 lo ricevano al più presto possibile”.

 

Il successo del nuovo smartphone arriva però con un retrogusto molto amaro: quello delle forti proteste dei lavoratori della Foxconn che, in Cina, l’iPhone 5 lo producono.

Anche se la miccia che ha innescato gli scontri non è ancora chiara, secondo le ricostruzioni iniziali le proteste sarebbero scoppiate all’ennesima richiesta di straordinari, avrebbero coinvolto – secondo il New York Times – circa 2 mila lavoratori (una quarantina i feriti e diverse persone tratte in arresto dalla polizia) e causato la chiusura per un giorno dello stabilimento di Taiyuan, che impiega quasi 80 mila persone su un totale di circa 1 milione di lavoratori Foxconn in Cina.

 

E’ proprio da quello stabilimento che arriva non solo l’iPhone 5, ma anche la gran parte dei nostri gadget tecnologici e non solo di marca Apple: nei suoi 20 impianti in Cina, la società taiwanese produce e assembla anche i dispositivi di Sony e Nokia, tra gli altri.

 

Non è la prima volta che gli impianti Foxconn salgono agli onori delle cronache: diversi i casi di suicidio e le inchieste su quello che è stato definito ‘il lato oscuro’ della mela (Leggi articolo).

 

E mentre in Italia, per adeguarsi ai ritmi di produzione della Cina si cerca di scardinare i diritti acquisiti dei lavoratori, in Cina sono sempre più frequenti le proteste dei lavoratori, che chiedono più diritti e migliori condizioni di lavoro.

“I lavoratori sono sempre di più disposti a lottare per i loro diritti e contro le ingiustizie”, ha spiegato Geoffrey Crothall, portavoce del gruppo non-profit China Labor Bulletin.

 

In confronto a questi problemi, sono quindi ‘quisquilie’ le polemiche scatenate dalla nuova applicazione cartografica lanciata da Apple dopo il ‘divorzio’ da Google Maps (Leggi articolo). L’app contiene diverse imprecisioni e anche in Italia si sono levate alte le proteste, tanto che il Codacons starebbe preparando una diffida non escludendo l’avvio di azioni legali in favore dei possessori di iPhone, iPad e iPod Touch coinvolti nel disagio.

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