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Internet e pubblicità: il Comitato Economico e Sociale europeo chiede regole più stringenti per la salvaguardia dei minori

Europa


Il Comitato Economico e Sociale europeo (CESE), riunitosi ieri in sessione plenaria, ha sollevato il problema della salvaguardia dei minori dai contenuti dannosi online e nell’ambito della pubblicità televisiva, chiedendo l’adozione di nuove, specifiche regole.

Il CESE è un organo consultivo dell’Unione europea che fornisce consulenza qualificata alle istituzioni Ue attraverso l’elaborazione di pareri sulle proposte di leggi europee, e si esprime inoltre con pareri elaborati di propria iniziativa su altre problematiche che a suo giudizio meritano una riflessione.

 

Ieri, il Comitato ha adottato due pareri, uno sulla pubblicità diretta ai bambini e un’altra su internet e social media.

Sebbene internet non sia stato ideato con in mente i bambini, attualmente il 75% di loro lo utilizza.

 

“Sempre più spesso i bambini, anche molto piccoli, guardano la Tv o accedono a internet senza la supervisione di un adulto. Il 38% dei bambini tra 9-12 anni ha un profilo su un social network e la percentuale sale al 78% per quelli tra 13-16 anni. Dobbiamo monitorare questa nuova realtà“, ha affermato Jorge Pegado Liz, relatore del parere del CESE in materia di pubblicità.

 

La pubblicità televisiva ha cominciato a usare tecniche di marketing sempre più sofisticate e persuasive. Nonostante questo l’attuale legislazione ha abbandonato ogni restrizione sull’inserimento delle inserzioni pubblicitarie destinate ai minori.

A ciò si aggiunge il fatto che la pubblicità pervade non solo i media tradizionali – Tv e radio – ma anche internet e presto anche i cellulari: da qui l’esigenza di misure più restrittive e trasversali, di un framework coerente per proteggere i minori.

Obbiettivi, questi, che la comunicazione europea volta a porre le basi di un internet a ‘misura di bambino’ non avrebbe centrato, secondo l’opinione del CESE.

 

Il Comitato, come la Commissione europea e le altre istituzioni Ue, riconosce inoltre la necessità di realizzare un mercato unico digitale competitivo, ma sottolinea la necessità di privilegiare la protezione dei minori rispetto al business.

 

“La comunicazione fa del business un obiettivo chiave per la crescita e mette i bambini quasi in secondo piano”, ha affermato Antonio Longo, relatore del parere sul tema della sicurezza per i minori online.

L’autoregolamentazione, secondo Longo, non può bastare a proteggere i minori dai pericoli della rete, soprattutto quando si tratta di pedopornografia: c’è bisogno di regole più stringenti che includano “la chiusura dei siti e il ritiro della licenza nei casi di violazione delle regole sulla protezione dei dati o di promozione della pornografia infantile”, ha concluso Longo.

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