TI Media: offerta Mediaset e problemi antitrust. Si riaccende la polemica sul SIC

di Raffaella Natale |

La possibile offerta di Mediaset per gli asset di TI Media, mette in luce alcuni controversi aspetti: i criteri di calcolo del SIC, il ruolo di Agcom, ma anche quello degli Advisor.

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Mattinata movimentata in Borsa per TI Media, sulla scia dell’interessamento di Mediaset per gli asset messi in vendita dalla controllata di Telecom Italia, ma anche che sarebbe fuori gara per i problemi antitrust.

Intorno alle 10.40 il titolo di TI Media saliva dell’8,2% a 0,1794 euro, con volumi quasi dieci volte superiori alla media giornaliera. Mediaset, intanto, perdeva l’1,2% a fronte di un indice generale FTSE Mib in calo dello 0,6%.

 

Secondo indiscrezioni di stampa, il Biscione potrebbe presentare già domani un’offerta vincolante per La7 e per la società che controlla le torri (Telecom Italia Media Broadcasting – TIMB), quando si incontrerà, come ogni settimana, il comitato esecutivo al quale partecipano il presidente Fedele Confalonieri, il vicepresidente Pier Silvio Berlusconi, l’amministratore delegato Giuliano Adreani e il consigliere di amministrazione Gina Nieri.

 

I termini per presentare le offerte per l’asta scadano lunedì 24 settembre.

 

La stampa ha ipotizzato anche un’alleanza tra Mediaset e H3G in questa partita, ma una fonte vicina alla situazione smentisce.

 

“Penso che Mediaset abbia voluto esaminare un dossier che non può ignorare e guardare da vicino i dati di un concorrente. Sull’operazione restano aperti però importanti nodi regolatori e di antitrust”, dice un analista.

 

Stando ad alcuni rumors, Mediaset avrebbe già verificato con il suo studio legale che gli ostacoli antitrust sono superabili. Nessun paletto, quindi, né sulle torri per le frequenze tv, né sui limiti ai ricavi nella comunicazione fissati dal SIC. Nessun ostacolo neanche sul numero dei canali tv, dal momento che non si supererebbe il tetto del 20%.

 

Ma siamo sicuri?

 

La matassa è, alquanto, intricata. Di mezzo la promessa e mancata relazione annuale dell’Agcom sui criteri da usare per calcolare il SIC.

Sarebbe utile a questo punto utile che l’Autorità facesse sapere il totale dei programmi Tv nazionali e come li ha quantificati. Altrettanto utile capire cosa si intende per ‘programma’ e per ‘programma irradiabile’ (Delibera n. 353/11/CONS).

 

Ipotizziamo che Mediaset riesca a comprare i 3 multiplex di TI Media, possedendone già 4 (più l’eventuale quinto se decidesse di far domanda al MiSE per cambiare destinazione d’uso di quello per il DVB-H), si arriverebbe a 7 mux per la trasmissione in digitale terrestre su un totale di 16. Ben oltre il 20% e sopra il limite dei 5 mux imposto dall’Antitrust Ue.

 

Pare, infatti, che Mediaset non abbia avuto accesso all’information memorandum di Ti Media, perché sarebbe stato ritenuto inopportuno aprire la documentazione a un diretto competitor che non avrebbe poi potuto presentare una vera offerta per i problemi Antitrust che ne sarebbero derivati. Sembra anche che la manifestazione d’interesse sia arrivata fuori tempo massimo.

 

Gli advisor scelti da Telecom, Mediobanca e Citi, hanno inviato a luglio l’information memorandum a chi aveva manifestato un interesse concreto. Si è poi affacciata anche Mediaset che Telecom non avrebbe ritenuto opportuno ‘invitare’.

Ma su quest’ultimo aspetto s’è scatenato un polverone. Alessandro Proto, Ceo di Proto Organization, ha commentato: “Mediobanca decide chi può o non può presentare un’offerta per La7, violando in tutto e per tutto quelli che sono i normali criteri del mercato. C’è un bene in vendita: un altro soggetto vuole acquistarlo, ma non è possibile perché Mediobanca nega la possibilità di farlo”.

 

Da uno scambio di mail avvenuto con la merchant milanese a metà dello scorso giugno emerge che anche la Proto Organization aveva sondato il terreno per presentare un’offerta. Ipotesi tuttavia accolta piuttosto gelidamente da Mediobanca.

” Oltreoceano – ha detto ancora Proto – ci sono player importanti che pensano ci possano essere ottime possibilità di investimento in Italia, ma finché c’è Mediobanca a tirare le fila e a decidere chi può o non può presentare una offerta, secondo i loro criteri di amicizia, sarà difficile portare capitali stranieri a investire in Italia”

 

In lizza ci sarebbero Urbano Cairo, che raccoglie la pubblicità per La7, Discovery Channel, la tedesca Rtl, gli spagnoli di Abertis per le torri, oltre che fondi infrastrutturali e di private equity, tra cui l’italiano Clessidra. Risultano fuori della partita invece Sky Italia, il Gruppo L’Espresso, e forse anche Al-Jazeera (Leggi Articolo Key4biz).