IT: spesa in crescita del 6% nel 2012. Resta forte la domanda di smartphone e tablet, ma la crisi limita gli investimenti

di Alessandra Talarico |

La crisi continua a pesare sulle spese IT delle aziende, ma secondo gli ultimi dati IDC, la costante domanda di tablet, smartphone e servizi cloud e il miglioramento delle reti ha superato le attese nel primo semestre.

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La spesa mondiale in informatica dovrebbe cresce del 6% nel 2012, a tasso di cambio costante, dopo il 7% del 2011, sostenuta soprattutto dalla domanda di dispositivi mobili.

Stando ai dati di IDC, il volume espresso in dollari dovrebbe tuttavia aumentare solo del 4%, visto l’apprezzamento di questa moneta rispetto ad altre come l’euro.

“Questo determinerà un importante rallentamento per i vendor con sede negli Stati Uniti”, sottolineano gli analisti. 

 

Stephen Minton, vicepresidente di IDC, ha parlato di “incertezze economiche, che continuano a limitare gli investimenti delle aziende in alcuni segmenti”, come i server o i pc.

“Ma – ha aggiunto Minton – la costante domanda di tablet, smartphone, di servizi cloud e miglioramento delle reti ha superato le attese nel primo semestre“.

 

In totale, secondo IDC, le spese mondiali in informatica dovrebbero raggiungere quota 2.100 miliardi di dollari quest’anno. Aggiungendo le spese per i servizi tlc, il totale arriverà a 3.800 miliardi.

 

Negli Usa è previsto un rallentamento della crescita che passerà dall’8,5% dello scorso anno al 5,9%, ma – prevede la società di ricerca – il lancio a ottobre del nuovo sistema operativo Windows 8 di Microsoft potrebbe generare una ripresa delle vendite già a partire dal primo trimestre del 2013.

 

In Europa si dovrebbe registrare un crescita dell’1% della spesa in euro (corrispondente a una discesa del 4,5% in dollari).

“Robusta”, secondo IDC, sia la crescita della spesa alla voce ‘software’ in Europa settentrionale che la domanda di smartphone e tablet in tutto il Continente.

 

La crescita dovrebbe infine restare “relativamente forte” nelle economie emergenti, anche se frenerà nettamente in Cina (+14% dopo il +25% nel 2011) a causa del rallentamento delle esportazioni verso l’Europa.