Tv: mercato italiano in fermento. RCS cerca accordo con broadcaster USA mentre Al-Jazeera forse fuori dalla corsa per TI Media

di Raffaella Natale |

Secondo indiscrezioni, Clessidra starebbe cercando un alleato industriale per rilevare il gruppo televisivo di Telecom Italia.

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Mercato Tv

Il mercato italiano dei media è in pieno fermento. Dopo la notizia della ventilata joint-venture, in parte smentita, tra Sky e il Gruppo L’Espresso (ben accolta però dalla Borsa, ndr), oggi Milano Finanza, parla della ricerca da parte di RCS Mediagroup di un partner statunitense, per rafforzarsi sul fronte televisivo.

Secondo le indiscrezioni riportate da MF, il nuovo amministratore delegato di RCS, Pietro Scott Jovane, starebbe valutando un accordo con un grosso broadcaster USA, ma sul quale nome vige il massimo riserbo.

L’unica cosa che appare certa è che questo player non è ancora presente sul mercato italiano. Escludendo, quindi, i già affermati Discovery, Fox, Viacom, Disney Channel e Comcast, il cerchio si stringe attorno a Cbs, Nbc, Time Warner o Hbo.

 

In questa fase, scrive MF, l’accordo che riguarda la controllata Digicast ruota attorno alla creazione e alla gestione di contenuti editoriali finalizzati alla realizzazione di programmi o nuovi canali. Ma non è da escludere che in futuro, anche in un’ottica di revisione del portafoglio, RCS decida di aprire il capitale della stessa Digicast. Attualmente, dopo la cessione del canale tematico Yacht&Sails, la società gestisce le emittenti Dove, Lei e Caccia&Pesca (a pagamento), presenti sul bouquet satellitare di Sky Italia.

 

I broadcaster stanno, insomma, cercando di rafforzarsi, aprendosi anche ad alleanze internazionali, per contrastare la crisi e per far fronte comune contro l’avanzata degli OTT, le grandi compagnie, sempre americane, che però provengono dal mondo di internet.

Un aumento di capitale RCS? “Se ci fosse, lo valuteremmo al momento opportuno. Ora è prematuro parlarne“, è quanto dichiarato dal consigliere di RCS MediaGroup, Paolo Merloni, a margine del Workshop Ambrosetti. Parlando dell’andamento del titolo ha aggiunto che “bisogna partire dal piano e non dall’andamento borsistico, che é di difficile comprensione”. Sul piano, infine, Merloni si è limitato a rimandare tutto agli organi deputati ad elaborarlo e ha ribadito: “E’ prematuro parlare di qualsiasi azione“.

 

Intanto entra nel vivo l’asta per Telecom Italia Media. Sotto la regia degli advisor Mediobanca e Citigroup, riporta oggi il Sole24Ore, sono stati inviati negli scorsi giorni la documentazione con i dati sensibili dell’azienda ai potenziali acquirenti. La scadenza per presentare le offerte non vincolanti per il gruppo che controlla La7 è a fine settembre, ma già in questa settimana sarebbero pervenute manifestazione d’interesse o proposte di prime offerte ufficiali.

 

Secondo le indiscrezioni de Il Sole24Ore, Al-Jazeera sarebbe tentata a lasciare la gara per l’acquisto dell’asset di proprietà di Telecom Italia, al punto che, secondo fonti vicine alla vicenda, la Tv araba si sarebbe ormai ritirata dal processo d’asta. Pare, quindi, che a fine settembre le offerte potrebbero ridursi dalle 15 manifestazioni di interesse pervenute a giugno.

 

In lizza dovrebbe ancora esserci l’americana Liberty Media del magnate John Malone, la tedesca RTL, Cairo Communication, già concessionario della pubblicità di La7. Poi ci sarebbero i numerosi fondi private equity, alcuni dei quali interessati solo ai multiplex di TI Media, come Clessidra, che però vorrebbe acquisire l’intera società, La7 e Mtv comprese. Proprio Clessidra, fondo italiano fondato da Claudio Sposito, starebbe cercando alleanze industriali con uomini d’affari del settore, per determinare l’offerta.

 

Il Gruppo L’Espresso invece non dovrebbe partecipare all’asta. Secondo indiscrezioni, Carlo De Benedetti potrebbe al massimo cercare di stringere un’intesa col vincitore della gara per unire i propri multiplex con quelli di TI Media.

Il gruppo televisivo di Telecom prevede un miglioramento dei conti per i prossimi anni: La7 potrebbe passare da un giro d’affari di 117,1 milioni del 2011 a 131,3 milioni nel 2012, a 175,1 milioni nel 2013, a 196,2 mln nel 2014, e ai 217,1 mln per il 2015.