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Internet e sviluppo socio-economico: Italia 23esima nel Web Index, ma il 60% della popolazione mondiale ancora senza accesso

Mondo


La Svezia si colloca in prima posizione del Web Index, la classifica mondiale dei paesi in cui internet è usato al meglio delle sue potenzialità. Lo studio è stato condotto dalla World Wide Web Foundation di Sir Tim Berners-Lee, uno degli inventori di internet, e vede l’Italia in 23esima posizione mondiale (12esima in Europa). Al secondo e terzo posto troviamo Usa e Regno Unito.

 

Il Web Index è la prima analisi multi-dimensionale del Web e valuta il suo utilizzo, l’utilità e l’impatto sulle persone e le nazioni. Lo studio copre 61 paesi sviluppati e in via di sviluppo e incorpora indicatori che determinano l’impatto politico, economico e sociale del Web, così come indicatori della qualità della connettività e delle infrastrutture.

 

Dalla sua invenzione nel 1989, il World Wide Web ha conosciuto una crescita esplosiva – si calcola che le pagine siano attualmente oltre 1 trilione e gli utenti circa 3,4 miliardi. Si tratta, dunque, non solo di un posto in cui cercare le informazioni ma anche di uno strumento per connettersi con gli amici, discutere, collaborare, fare affari e creare rivoluzionarie innovazioni.

Grazie alla rapida adozione globale di smartphone, tablet e altri dispositivi meno costosi dei tradizionali Pc il World Wide Web è sempre più accessibile, ma nonostante questo – nota lo studio – oltre il 60% della popolazione mondiale non dispone di accesso a internet ed è quindi escluso dai suoi benefici economici e sociali.

Il Web Index intende pertanto fungere da base per aiutare i decisori politici, le organizzazioni internazionali, gli investitori e tutte le parti interessate a identificare alcune delle aree in cui gli investimenti nel web potrebbero apportare notevole impatto positivo.

 

Tra le principali cause che impediscono l’accesso alla rete, l’Index individua il prezzo di accesso troppo elevato e la censura.

 

“Il prezzo elevato della connessione impedisce a miliardi di persone di godere del loro diritto al sapere e all’interattività. E’ necessario che i costi scendano in maniera spettacolare”, ha affermato Tim Berners-Lee.

Lo studio indica altresì che in circa il 30% dei 61 paesi, i governi impongono “restrizioni moderate o severe” all’accesso a internet e che in numerose aree del mondo extra OCSE il potenziale economico del web non è affatto sfruttato e il numero di aziende online è sorprendentemente basso.

 

“Crediamo – ha concluso il pioniere di internet – che se l’accesso al Web aumentasse considerevolmente, ci sarebbe un significativo sviluppo sociale e una maggiore rappresentanza politica per i miliardi di persone che attualmente non hanno voce”.

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