Bruce Willis vuole far causa a Apple? Falso, ma la questione della proprietà degli Mp3 fa discutere

di Alessandra Talarico |

Contro la società di Cupertino, nei giorni scorsi, è scesa anche Alcatel-Lucent che reclama la proprietà di alcuni brevetti legati alla compressione video.

Mondo


Bruce Willis

Non c’è solo la battaglia contro Samsung a costringere Apple nei tribunali. Negli ultimi giorni, all’appello degli sfidanti della casa di Cupertino se ne sono infatti aggiunti altri due: il vendor franco americano di infrastrutture per le tlc, Alcatel-Lucent e l’attore Bruce Willis.

Il primo rivendica la proprietà di alcuni brevetti relativi alla compressione video, che sarebbero stati illecitamente inseriti negli smartphone e nei tablet di Cupertino.

 

Secondo il quotidiano britannico The Sun, invece, Bruce Willis vuol fare causa a Apple per una questione di…eredità: l’attore 57enne, vorrebbe infatti lasciare alle tre figlie la sua collezione di musica digitale – migliaia di file scaricati da iTunes nel corso degli ultimi anni – ma non può farlo, per via delle rigide condizioni d’uso imposte dalla casa della mela.

 

Anche se la notizia è stata smentita, via Twitter, dalla moglie dell’attore, Emma Heming-Willis (la notizia è stata riportata dall’Huffington Post), la questione della proprietà dei file digitali acquistati legalmente online è molto dibattuta. Quando si acquista un brano o un album su iTunes – il ‘negozio’ virtuale di Apple da cui è possibile scaricare film, musica e video – non se ne diventa proprietari ma si acquisisce unicamente il diritto all’ascolto o alla visione (nel caso di video o film) essendo i contenuti protetti dalla copia tramite la tecnologia di gestione dei diritti digitali FairPlay.

“La licenza che Le viene concessa per l’Applicazione Concessa in Licenza dal Concessore di Licenza è limitata ad una licenza non trasferibile per l’uso dell’Applicazione Concessa in Licenza su qualsiasi prodotto di marca Apple con installato iOS”, si legge infatti sulle condizioni d’uso dell’iTunes, in cui si specifica altresì che “l’Applicazione Concessa in Licenza non può essere data in locazione, in leasing, in prestito, venduta, trasferita, ridistribuita o sub-licenziata”.

 

In sostanza, contrariamente a quanto avviene quando si acquista un Cd o un dvd, i file acquistati non possono essere trasferiti ad altre persone: in altre parole, non siamo più proprietari di quello che compriamo, come lo saremmo della versione su supporto ‘fisico’ di un libro, di un album, o di film. Perchè, come ci ricordano le lunghissime e spesso incomprensibili paginate di ‘condizioni d’uso’ dei diversi venditori di contenuti digitali, non stiamo più acquistando un prodotto, ma la licenza a usare quel prodotto.

 

La questione della possibilità di usare a proprio piacimento i file digitali acquistati legalmente è esplosa all’inizio di quest’anno negli Usa in seguito a una causa intentata dalla RIIA (la potente associazione che rappresenta le major americane) contro la piattaforma ReDigi (che consente agli utenti di mettere in vendita la loro libreria musicale) e alla quale si è unita anche la storica etichetta Capitol Records, che ne chiede la chiusura.

Secondo Larry Rudolph, Ceo di ReDigi, “Se gli utenti comprano qualcosa legalmente, la possiedono. E se la possiedi, dovresti essere in grado di rivenderla. Solo se la rubi, non dovresti essere in grado di farlo”, per questo il sito aiuta chi lo desidera a rivendere i propri brani digitali, trattenendo una commissione sulla transazione e utilizzando un software che cancella il file originale dal dispositivo del venditore.

La decisione sul caso è attesa a ottobre e in attesa della sentenza il giudice si è comunque rifiutato di ordinare la chiusura preventiva del sito, come richiesto dalle etichette.

 

Processo o meno, dunque, chissà che questo ‘buzz’ non apra gli occhi a molti utenti Apple, ignari delle regole sottoscritte al momento dell’iscrizione non solo su iTunes ma anche su Amazon e su diversi altri servizi di questo genere.