L’Italia e la Digital Agenda: quale ruolo per l’Agenzia Digitale?

di di Cristiano Radaelli (Presidente ANITEC) |

Sarebbe illusorio pensare che una così rivoluzionaria trasformazione possa avvenire in tempi rapidi e senza sacrifici.

Italia


Cristiano Radaelli

L’Agenzia Digitale di cui tanto si parla in questi giorni, può e deve essere l’elemento in grado di rimettere in moto il Paese, contribuendo a sostenere l’economia digitale di cui tanto abbiamo bisogno.

Il mondo è cambiato radicalmente nell’ultimo decennio e l’Italia, che ha pur visto cambiare intorno a sé i processi pubblici e anche privati, non è ancora riuscita a riconquistare un ruolo da protagonista.

Lo sviluppo dell’Agenda Digitale è il percorso culturale e industriale che può permetterci di valorizzare le grandi opportunità che possono essere colte attraverso una intelligente gestione del cambiamento. E l’Agenzia Digitale, che da essa deriva e ad essa si ispira, può diventare la struttura capace di guidare il cambiamento per sviluppare nuovi posti di lavoro nei settori avanzati, per assicurare servizi migliori per cittadini e imprese e per indurre forti riduzioni di costo.

 

Sarebbe illusorio pensare che una così rivoluzionaria trasformazione possa avvenire in tempi rapidi e senza sacrifici.

Servono investimenti e, con essi, una chiara e decisa capacità di gestione del cambiamento culturale e dell’evoluzione richiesta e nuove competenze necessarie all’affermazione di nuovi posti di lavoro.

È indispensabile intraprendere al più presto questo percorso di trasformazione. Non vi sono alternative.

 

Il rischio è  un’ ulteriore deriva e perdita di prosperità del Paese.

 

Un mondo nel quale la popolazione mondiale non si collega più a internet (come si diceva ancora solo poco tempo fa), ma invece vive in internet, richiede processi della Pubblica Amministrazione e delle aziende che vogliono competere con successo che siano completamente diversi.

Parallelamente, obiettivo prioritario per il sistema Paese è la capacità di attrarre investimenti.

Deve essere messo in moto un grande movimento di evoluzione culturale, capace di coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini, che sia generatore della necessaria motivazione al cambiamento.

 

Occorre  spiegare in modo chiaro e semplice a tutti i cittadini quali sono i vantaggi  in termini di qualità dei servizi e riduzione del loro costo, perché fino a quando si dibatte – in forma accademica- di agenzia digitale e di larga e larghissima banda questi termini rischiano di essere fumosi per i non addetti ai lavori e soprattutto non sono in grado di far comprendere i vantaggi possibili.

 

Il risultato è  che gli esperti sono da anni d’accordo sulla strada da intraprendere, ma fino ad ora ben poco è stato realizzato.

Iniziamo invece a parlare molto di più delle cose concrete, dei  miglioramenti possibili nella qualità della vita quotidiana, dei posti di lavoro realizzabili. Un esempio su tutti? Perché per un semplice controllo generico dal medico di base non si può far ricorso ad una semplice webcam per una visita remota, collegata col televisore e un sistema di controllo automatico dei parametri richiesti, in modo che il dottore in tempo reale possa leggere i dati e dialogare col paziente?

 

Diciamo che questo è possibile e iniziamo a implementarlo.

 

Lasciamo ai tecnici discutere quanta banda è necessaria e agli operatori quali siano le modalità migliori per assicurarla.

Le linee di implementazione che l’Agenzia Digitale deve sviluppare sono quelle sulle quali da anni sono avviate discussioni e dibattiti: infrastrutture, Pubblica Amministrazione, industrie, famiglie e quindi diffusioni di reti a larga e larghissima banda, regolamentazione avanzata del mercato digitale, servizi end-to-end forniti dalla PA, sostegno alle reti d’impresa, utilizzo delle tecnologie ICT per la riduzione delle emissioni nocive e in generale del “footprint“.

 

Due punti vorrei infine sottolineare.

Il primo è che l’Agenzia Digitale non deve limitarsi a definire un piano organico della domanda, ma deve definire una strategia  industriale capace di fornire le linee di sviluppo e supporto per le iniziative che creano know-how e posti di lavoro, favorendo la diffusione e lo sviluppo delle competenze esistenti, nelle imprese, nelle Università e nella Pubblica Amministrazione.

Il secondo riguarda il panorama italiano: esso è tale da coinvolgere un numero notevole di organizzazioni, associazioni, istituzioni del Governo centrale e locale. Si deve essere in grado di utilizzare queste situazioni come generatrici di ricchezza di idee e contributi, che possono essere forniti coinvolgendo il maggiore numero possibile di soggetti.