Frequenze: spostare la Tv sulla banda larga, una necessità improrogabile anche per l’Italia e non solo per il Regno Unito

di di Francesco Siliato (Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi - Politecnico di Milano) |

La visione delle tv connesse, delle Smart tv in Smart City, dà il senso alle raccomandazioni della Camera dei Lords che chiede il superamento del Digital Divide, progettando la liberazione dell’etere da parte delle imprese televisive.

Italia


Francesco Siliato

La televisione va ridefinita. Editori, donne e uomini dediti alla politica e autorità garanti hanno questo compito e, più tardi lo affrontano, più sarà difficile porre rimedio a scelte dettate da contingenze. Serve un progetto, la definizione di uno scenario a medio termine che porti a spostare la “televisione” sulla banda larga e ultra larga e a liberare l’etere terrestre. Nel nostro articolo sul Sole24Ore della scorsa settimana auspicavamo una presa di coscienza degli addetti alla politica nazionale, ovvero di chi ha il compito di guidare il Paese, verso la consapevolezza che è il momento di affrontare l’innovazione senza il freno di antiche rendite. Per non correre il rischio di far saltare tutto (Leggi Articolo Key4biz).

 

L’industria televisiva necessita di una strategia e di una programmazione che la porti via dall’attuale impasse, calo della pubblicità, calo degli abbonamenti a pagamento. Deve agire all’interno di un piano, nazionale ed internazionale, che ne profili gli ambiti. L’industria editoriale televisiva, intesa come imprese dedite alla “realizzazione e distribuzione di programmi realizzati per un primo passaggio televisivo” ha enormi potenzialità di sviluppo in tempi come questi, nei quali le opportunità e le modalità di consumo crescono e si moltiplicano, grazie ai device per la ricezione in mobilità. Avere legato l’industria televisiva al possesso di frequenze e ancora giocare su questa svista che unifica operatori di rete e fornitori di contenuti, ha significato distrarre investimenti dai contenuti, con il risultato della perdita di qualità della programmazione e credibilità presso i pubblici.

 

Donne e uomini della politica sono oggi chiamati a riprogettare l’innovazione, tenendo conto che la trasmissione digitale ha cambiato i consumi di informazione ed intrattenimento, che la tv non è al centro anche se il televisore rimane centrale, ma connesso al resto del mondo con i pubblici pronti a fuggir via dall’offerta televisiva, se non ritenuta all’altezza della percezione di sé e dei propri bisogni di informazione e divertimento.

 

La visione delle tv connesse, delle Smart tv in Smart City, dà il senso alle raccomandazioni della Camera dei Lords che chiede il superamento del Digital Divide, progettando la liberazione dell’etere da parte delle imprese televisive e l’uso della risorsa frequenze per la ricezione in mobilità di comunicazione voce, dati e immagini in movimento, anche “televisive” ma progettate per modalità di consumo diverse da quelle abituali. Declinare correttamente il mondo digitale significa operare per innovare l’insieme del sistema.