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Facebook: in aumento i profili fasulli. Più di 8 su 100 sono taroccati

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Sono 83 milioni gli utenti ‘fasulli’ di Facebook: lo ha rivelato la società in un documento appena pubblicato, secondo il quale l’8,3% dei profili del social network è falso.

Certo, una goccia nel mare dei suoi 955 milioni di utenti, ma pur sempre un dato importante per un sito nel quale gli utilizzatori sono uno degli asset principali e in un momento in cui gli investitori tengono d’occhio ogni dettaglio della piattaforma.

 

I ‘fake user’ sono stati suddivisi in tre categorie: i profili duplicati (4,8%) – ossia quelli che gli utenti mantengono in aggiunta al loro profilo principale – gli account classificati in modo scorretto (2,4%, sono quelli classificati come ‘personali’ ma che in realtà sono stati creati per un’azienda, un’organizzazione o anche per un animale) e gli utenti ‘indesiderati’ (1,5%), ossia quelli che violano i termini e le condizioni del servizio e che vengono usati per inviare spam o altri contenuti.

 

L’ultima volta che Facebook aveva diffuso i dati sui profili fasulli, erano ‘taroccati’ tra il 5 e il 6% degli account, per un totale tra i 40 e i 50 milioni.

 

Il modello di business di Facebook si basa soprattutto sulla pubblicità mirata ed è dunque importante, per gli inserzionisti, conoscere il numero esatto degli utenti – quelli i cui ‘like’ hanno un valore e quelli che invece sono fasulli.

“La perdita di inserzionisti – ha affermato Mark Zuckerbergo la riduzione dei loro investimenti sul nostro sito, potrebbe seriamente danneggiarci”.

 

Il mese scorso, Rory Cellan-Jones della BBC aveva effettuato un ‘esperimento’ per verificare la provenienza dei falsi ‘like’, mettendo in piedi un’azienda fasulla chiamata VirtualBagel. Secondo i risultati di questa prova, la maggior parte dei ‘like’ per l’azienda erano originati in Medio Oriente e Asia da falsi utenti tra i quali il più attivo era il cairota ‘Ahmed Ronaldo’.

La scorsa settimana, quindi, la società di distribuzione digitale Limited Press ha asserito che – secondo i dati del suo sistema di analisi – l’80% dei click sulle sue pubblicità sul social network proveniva da utenti fasulli.

In un post sulla sua pagina Facebook – riporta la BBC – Limited Press aveva scritto: “Dei bot stanno caricando pagine e facendo lievitare i costi per la pubblicità. Abbiamo provato a contattare Facebook ma senza ottenere risposta. Sappiamo a chi appartengono questi bot? No. Staimo accusando Facebook di usarli per incrementare i profitti pubblicitari? No. È strano? Si”.

 

Dopo un po’ il post è stato rimosso e la società ha affermato che Facebook aveva ‘iniziato a interessarsi al problema’.

 

Il social network, intanto, ha reso noti anche i dati relativi al suo impatto ambientale: nel 2011, le emissioni totali di CO2 sono state 285 mila tonnellate, meno di un decimo di quelle dichiarate da Google nel 2010 (1,5 milioni di tonnellate).

Il 72% delle emissioni è generato dai data center situati negli Usa. per alimentare i suoi centri dati, Facebook utilizza per il 27% carbone; per il 23% fonti rinnovabili; per 17% gas; 13% nucleare e per il restante 20% fonti non classificabili.

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